Iraq, Kerry in missione a Baghdad. Obama: "Ribelli sono una minaccia per gli Usa"
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Iraq, Kerry in missione a Baghdad. Obama: "Ribelli sono una minaccia per gli Usa"

lunedì 23 giugno, 2014

BAGHDAD (IRAQ), 23 GIUGNO 2014 - Missione delicata in Iraq per il segretario di Stato americano John Kerry, arrivato a Baghdad nel pieno delle violenze tra insorti jihadisti e forze del governo iracheno. La visita, che era stata annunciata dal presidente Barack Obama, fa parte di un tour nella regione.

L’obiettivo
Il capo della diplomazia statunitense è stato ricevuto dal premier Nuri al Maliki nella capitale irachena. L'incontro è stato organizzato per discutere della proposta americana di dar vita a un governo di Baghdad "inclusivo", che tenga conto delle istanze di ampi settori della comunità sunnita, ostile allo sciita Maliki e in parte solidale con l'insurrezione in corso da parte di estremisti armati jihadisti. [MORE]

L’avanzata degli insorti
Intanto, i miliziani jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil), guadagnano terreno continuando la loro avanzata. L'esercito iracheno si è ritirato da tre città, quelle di Al-Qaim, Rawa e Aana, nell'ovest del Paese. Una mossa definita "tattica", da una fonte dei servizi segreti iracheni, "per ridispiegare le forza armate". Ieri, secondo quanto dicono i medici, gli insorti hanno ucciso a sangue freddo almeno 21 persone nelle città occidentali di Rawa e Aana. Oltre alle tre città, i jihadisti hanno anche annunciato di aver conquistato due valichi di frontiera strategici: quello di Al-Walid, verso la Siria, quello di Turaibil verso la Giordania.

L’intervista di Obama
Obama, in un’intervista rilasciata al programma della Cbs, ha ribadito che "l'ideologia estremista" dell'Isis "rappresenta una minaccia nel medio e lungo termine" per gli Stati Uniti. "Dobbiamo in generale essere vigili", ha affermato il presidente Usa, "in questo momento il problema con l'Isis è che sta destabilizzando l'Iraq". "Questo –ha aggiunto- potrebbe allargarsi ad alcuni Paesi nostri alleati come la Giordania. L'Isis combatte in Siria dove, nel vuoto che si è creato, potrebbe ammassare più armi e più risorse".

Alessandro Filippelli


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