Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
Hossein Derakhshan, detto Hoder, è stato condannato a morte per “propaganda contro il regime”. L’uomo, 35 anni, è conosciuto in Iran con il nome di “blogfather”, il padre dei blog. Attivista della libertà di parola e promotore di una piattaforma web contro le censure, era senza dubbio un personaggio scomodo.
La sua storia è direttamente intrecciata con lo sviluppo di Internet nel Medio Oriente e con l’esplosione del fenomeno-blog. Infatti, nel 2001, ha avuto il grande pregio di inventare uno strumento web per scrivere i caratteri persiani al computer con più rapidità e immediatezza, [MORE]permettendo a migliaia di persone di aprire un proprio blog senza dover conoscere necessariamente la lingua inglese. Le libertà della rete e la possibilità di esprimersi nella propria lingua hanno alimentato il coro di dissenso contro il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Derakhshan è stato arrestato e incarcerato nel novembre 2008 al suo ritorno in Iran, dopo una ‘latitanza’ di otto anni nei quali aveva vissuto in Canada, nella città di Toronto, ottenendo la cittadinanza canadese. Nella giornata odierna, le autorità di Teheran ha chiesto e ottenuto la pena capitale. Sulla sua testa pendevano le accuse di: collaborazione con nazioni nemiche, propaganda contro il regime islamico e a favore dei gruppi controrivoluzionari, insulti alla santità religiosa, agli esponenti politici, e creazione di “siti web osceni”. L’oscenità, secondo il governo iraniano, risiede nella natura dissidente del blog gestito da Hoder e nell’aver “insegnato agli iraniani a bloggare”, come riporta il giornale inglese ‘The Guardian’.
“Hossein è molto conosciuto tra la generazione di iraniani post-rivoluzionari attivi politicamente – ha spiegato Karim Sadjadpour, esperto dell’Iran, a ‘The Lede’, blog del quotidiano americano ‘New York Times’ – e il regime vorrebbe colpire lui per intimidire tutti gli altri. Anche se verrà sentenziato alla pena di morte, non andranno mai fino in fondo. La protesta internazionale, compresa quella del governo canadese, sarebbe troppo forte”.
Nulla ha potuto impedire la condanna alla pena più estrema, nemmeno la vicinanza del blogger e della sua famiglia all’ayatollah Khamenei, guida spirituale dell’Iran, e la loro appartenenza all’alta borghesia. Non è stata ancora decisa la data dell’esecuzione, tuttavia non è da trascurare una feroce mobilitazione internazionale, come nel caso-Sakineh. La libertà di parola è, infatti, un diritto inderogabile dell’uomo.
Parole di Emanuele Bellaci