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Chiunque nel mese di agosto trova il tempo per riposarsi e concedersi qualche giorno di vacanza. Fanno solo eccezione l’invidia e la gelosia che non smettono mai di insidiare l’uomo e renderlo così più debole e artefice della rovina propria e altrui. Non risparmiano alcun ambiente. Fioriscono nella politica, nella Chiesa, nei luoghi di lavoro, tra gli amici, in famiglia, ecc. Solo una fede matura pone un argine sicuro, altrimenti prima o poi si cade nelle loro braccia, pur mantenendo esteriormente una apparente distacco. Scrive il teologo Mons. Di Bruno: “Per chi dovesse abitare nella casa dell’invidia e della gelosia per molti anni è un inferno sulla terra. Non c’è pace. Non c’è serenità. Non c’è gioia. Non c’è vita. Neanche si può compiere bene il proprio lavoro. Tutto viene interpretato, trasformato, letto, compreso a partire da questo male potente che rosicchia il cuore, dilania la mente, fa esplodere l’anima, annienta lo spirito”.[MORE]
Papa Francesco non poteva non avere in proposito parole molto chiare ed eloquenti: “La gelosia è “una malattia” che torna e porta all’invidia. Cosa brutta è l’invidia! E’ un atteggiamento, è un peccato brutto. E nel cuore la gelosia o l’invidia crescono come cattiva erba: cresce, ma non lascia crescere buon’erba. Tutto quello che gli sembra di fargli ombra, gli fa male. Non è in pace! E’ un cuore tormentato, è un cuore brutto! Ma anche il cuore invidioso porta ad uccidere, alla morte. E la Scrittura lo dice chiaramente: per l’invidia del diavolo è entrata la morte nel mondo”. Parole forti quelle del teologo calabrese e del Santo Padre che ci fanno fanno comprendere come questi due aspetti interiori dell’animo umano possano danneggiare la società odierna. Non avere una cosa oggi spesso non induce l’interessato a cercarsela, ma a desiderare di farla perdere a chi la possiede.
È proprio questa l’anticamera della demagogia che imperversa nelle nostre televisioni o sui social. È facile per la politica parolaia, ad esempio, proiettata al consenso populista, proporre una eguaglianza al ribasso. Si toglie a chi ha, al di là dei diritti maturati e delle condizioni personali raggiunte, non per dare a chi non ha, ma per rendere tutti più deboli e quindi ben “governabili”. La demagogia è falsa regina della insofferenza generale. Gesù stesso viene consegnato a Pilato per invidia. Il Pretore romano lo capisce, ma la sua codardia gli impedisce di rifiutare la richiesta dei farisei del luogo. Mai consegnare alle chiacchiere da “Bar” o alla rovina sociale un fratello ritenuto più fortunato di noi! Sulla disgrazia altrui non è mai sorta la felicità di alcuno. Finito l’effetto della malvagia azione compiuta non mancheranno le “ritorsioni” umane e naturali che l’equilibrio del creato muove nel segno della giustizia divina.
Invidia e gelosia sono le scorciatoie collaudate che riempiono la “pancia” nell’immediato di chi le mette in atto e di chi le sostiene, ma che tardano il vero progresso e quell’equità sociale di cui ognuno si fa paladino per catturare la benevolenza popolare. Un vero disastro che impedisce la redenzione dell’uomo o quantomeno la ritarda, impoverendo la storia, nonostante il luccichio delle sue scoperte materiali. Vi lascio con un pensiero di Mons. Di Bruno difficile a “digerire”, ma tanto vero da poter cambiare le nostre prospettive personali e quelle della comunità in cui viviamo: “Tutto ciò che siamo, tutto ciò che l’altro è, ha, possiede, è per grazia, per benevolenza, per bontà, per misericordia del Padre suo. Se uno è ricco, è perché il Padre gli ha concesso la ricchezza. Vuole che si salvi da ricco. Se uno è povero, è perché il Padre gli ha fatto dono della grandissima grazia della povertà. Lui dovrà salvarsi da povero e non da ricco. Se un altro ha raggiunto vertici altissimi, anche questo è dono di Dio. Se un altro ancora è rimasto nella sua umile condizione, è questa la via per lui per raggiungere il Regno dei Cieli. Se non si parte da questa verità di fede, cadiamo nell’invidia ed è la fine per noi”. Buone vacanze a tutti i lettori senza invidie e gelosie!
Egidio Chiarella
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