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MILANO, 13 MARZO 2014 - Per la serie di interviste - fatte in esclusiva per InfoOggi da Stefano Telese - è la volta di Adriano Pantaleo, protagonista in “Don Diana”.
Sarai nella serie Tv “Don Diana”. Puoi parlarci del tuo personaggio?
«Nella serie tv “Don Diana” interpreto Francesco Finiciello. Sono un amico di Don Diana, uno scout. Gli sceneggiatori hanno lavorato molto sul bianco e nero, sul buono e sul cattivo e fortunatamente io sono tra i buoni nella serie. Accompagno Don Diana in tutta la prima puntata e gli darò l'input per iniziare la sua personalissima guerra alla Camorra».
Come ti sei trovato su un set con attori napoletani?
«Era un po’ di tempo che non lavoravo su un set "napoletano" e devo dire la verità mi sono trovato benissimo, soprattutto perché ho avuto la fortuna di incontrare un regista come Antonio Frazzi, capace di metterti sin dal primo momento a tuo agio ed a dirigerti nel migliore dei modi. Anche con Alessandro Preziosi e tutto il resto del cast mi sono trovato a meraviglia». [MORE]
Non solo tv, anche teatro. “L’educazione Siberiana” è un tuo nuovo progetto?
«“L'educazione siberiana” è un progetto che ho portato avanti con la mia compagnia NesT da due anni a questa parte. La storia a tratta dal libro di Lilin Nicolai che devo personalmente ringraziare, perchè con lui è iniziato tutto. La storia racconta di alcuni "criminali onesti" che si oppongono all'avanzare dei valori occidentali futili come i vestiti, le macchine di lusso, le donne, il denaro a tutti i costi. Ringrazio tutti i miei compagni di scena, ma in particolar modo Lilin. La tournée dello spettacolo è ora in scena a Bologna ed ha avuto un grandissimo successo al Bellini di Napoli. Speriamo di continuare così».
Qualche sogno particolare nel cassetto?
«Ad Aprile insieme alla mia compagnia apriremo un teatro di circa cento posti a San Giovanni a Teduccio, nella periferia di Napoli, ed è un sogno che si realizza dopo 4 anni. Era un quartiere senza un teatro e così abbiamo pensato di trasformare una vecchia palestra abbandonata nella nostra seconda "casa". E' stato fatto tutto con la nostra forza sia fisica che economica insieme all'associazione “gioco, immagine e parole”. 7-8 anni fa non avremmo mai immaginato di avere un teatro tutto nostro e portare in scena l'educazione siberiana».
Quali sono state le tappe che hanno segnato la tua carriera?
«La tappa fondamentale è stata senza ombra di dubbio "Io speriamo che me la cavo". E' partito tutto da lì. Senza quel film, molto probabilmente, non sarei dove sono. Anche "amico mio" è stato decisivo per la mia carriera e non da meno certamente il mio avvicinamento al teatro, grazie soprattutto ai miei genitori che mi tenevano in teatro fin da bambino, e guardandoli provare sul palco fino a tarda sera ho percepito questa passione verso la recitazione».
Cosa consigli agli attori emergenti?
«Credo che oggi chi si affaccia a questo mestiere deve sapere che è fatto di tantissimi, infiniti sacrifici. Non è facile come sembra, come fanno credere. Bisogna studiare, dedicarsi, essere sempre umili. I nostri ragazzi dell'associazione li prepariamo in modo tale da fargli poi fare provini per le varie compagnie, ma sempre tenendo presente questi valori che sono alla base».
Prossimi progetti?
«Stiamo lavorando ad un progetto teatrale, un riadattamento di un grande best seller italiano. Ma non posso aggiungere altro».
Stefano Telese