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Intercettazioni: ecco il piano del CdM per la riforma

ROMA, 3 NOVEMBRE – Su proposta del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del decreto legislativo destinato a riformare la disciplina delle intercettazioni giudiziarie, nell’obiettivo di regolamentarne in modo più stringente l’utilizzo e di evitare pubblicazione o diffusione di conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini o del giudizio. [MORE]

In quest’ottica, nel testo è previsto il carcere fino a quattro anni in caso di diffusione fraudolenta di registrazioni o conversazioni volta a danneggiare immagine o reputazione altrui. La punibilità è esclusa solo se la diffusione avviene nell’esercizio del diritto di cronaca od è conseguente all’utilizzazione del materiale in un procedimento amministrativo o giudiziario o comunque per l'esercizio del diritto di difesa.

Per tutelare la riservatezza dei soggetti coinvolti, viene imposto il divieto di trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni o conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini, insieme a nuovi vincoli concernenti le informative di polizia giudiziaria, le richieste dei pm e le ordinanze dei giudici: la regola prevede infatti di riprodurre soltanto i brani “essenziali” ed esclusivamente “quando necessario”.

Viene istituito presso l'ufficio del pm un archivio riservato in cui conservare verbali e registrazioni, al quale sarà consentito accesso solo a giudici, difensori ed ausiliari, sempreché autorizzati dallo stesso Procuratore della Repubblica e soltanto a seguito dell’avvenuto deposito del materiale, di cui in ogni caso non sarà possibile estrarre copia. In particolare, entro cinque giorni dalla conclusione delle operazioni di intercettazione, il pm sarà tenuto a depositare tutti gli atti acquisiti e formare un elenco delle conversazioni che ritiene rilevanti a fini probatori. Se gli atti presenti in tale archivio non dovessero essere poi acquisiti ed utilizzati nel processo, sarà possibile chiederne la distruzione.

L’udienza-stralcio diventa inoltre extrema ratio: non sarà più in essa che il giudice deciderà sull’acquisizione delle intercettazioni indicate dalle parti, in quanto tale decisione verrà presa in camera di consiglio, senza l’intervento di pm e difensori. Soltanto qualora fosse necessario, il giudice potrà ricorrere alla fissazione di un’udienza apposita destinata allo stralcio.

Vengono poi create le prime norme che regolamentano specificamente l’utilizzo dei captatori informatici impiantati in pc o smartphone (i virus-spia o “trojan”): di essi sarà consentito sempre l’impiego, senza vincoli particolari, esclusivamente per le indagini su alcuni reati considerati più gravi (ad es. legati al terrorismo o alla mafia), mentre per tutti gli altri procedimenti si richiederà al gip di motivare esplicitamente ragioni e modalità di utilizzo nei decreti di autorizzazione.

Infine, per contrastare la corruzione, verrà semplificato l'impiego delle intercettazioni nelle indagini concernenti i più gravi reati commessi da pubblici ufficiali contro la PA. Si richiederà però che siano presenti gravi indizi di reato e che le intercettazioni siano necessarie per procedere nelle indagini.

“Con questo testo – ha spiegato Gentiloni – non intendiamo limitare l’utilizzo delle intercettazioni, ma contrastarne l’abuso”, aggiungendo di esser soddisfatto che sia stata trovata “una soluzione più giusta ed equilibrata”. Gli ha fatto eco il Ministro Orlando, per il quale “i nuovi vincoli non restringeranno la capacità di indagine ma ridurranno il rischio delle fughe di notizie”. Il testo del decreto passerà ora al vaglio delle Commissioni Giustizia delle Camere, le quali forniranno i loro pareri: nonostante non sia previsto dalla Costituzione alcun parere necessario ai fini dell’adozione di un decreto legislativo, è invalsa la prassi di imporre al Governo di sottoporne lo schema alle Commissioni Parlamentari competenti, prima che il provvedimento torni poi in CdM per l’approvazione definitiva.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: it.euronews.com