Iniziativa dei cittadini europei per il pluralismo dei media
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Iniziativa dei cittadini europei per il pluralismo dei media

lunedì 1 aprile, 2013

MILANO, 01 APRILE 2013- Quasi un anno fa, Il 31 maggio 2012, al Parlamento Europeo di Bruxelles è stata presentata l'ICE (Iniziativa dei cittadini europei per la libertà di informazione). Associazioni e organizzazioni della società civile europea, insieme a giornali, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, si sono uniti in una campagna di raccolta firme per contrastare la minaccia contro la libertà di informazione.[MORE]
L'attuale crisi economica ha infatti messo in evidenza come il potere politico si stia muovendo per fare pressione sui mezzi di informazione. Rsf (Reporter senza frontiere) nel suo ultimo rapporto annuale ha indicato tra i casi più eclatanti quelli di Italia, Ungheria e Grecia: la prima ancora segnata dal gigantesco conflitto di interessi maturato sotto il berlusconismo; la seconda soggetta ad una legislazione piuttosto repressiva; la terza perché vede i giornalisti lavorare tra la rabbia del popolo, la violenza della polizia e quella degli estremisti (tra cui il neo partito nazista di Alba Dorata).
Il problema è che nei 27 paesi membri dell'Unione Europea vengono adottati parametri diversi per valutare il grado di libertà di informazione, così la proposta di iniziativa popolare per il pluralismo dei media vuole poter avviare una discussione al Parlamento di Bruxelles al fine di poter stabilire regole comuni a tutta l'Unione a cui tutti i governi si dovranno attenere per poter sviluppare la loro legislazione nazionale in materia di libertà di stampa. Per raggiungere questo risultato è necessario raggiungere la quota di un milione di firme raccolte in almeno sette stati membri dell'Unione Europea. Ecco i punti principali della richiesta:
1) Una legislazione efficace che impedisca la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità nelle mani di pochi attori;
2) La garanzia dell’indipendenza delle autorità di controllo dall’influenza dei partiti politici;
3) una chiara definizione del conflitto d’interesse per evitare che i magnati dei mezzi di informazione occupino alte cariche politiche;
4) il monitoraggio costante dello stato di salute dei media nei vari stati membri.
Nel nostro Paese hanno già aderito all'iniziativa diverse organizzazioni tra cui: FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), CIME (Consiglio Italiano del Movimento Europeo), Articolo 21, CGIL, ARCI, Libera Informazione, Caffè News, FCEI (Federazione Chiese Evangeliche in Italia), Libertà e Giustizia, Cittadinanzattiva.

immagine da: https://twitter.com/MediaECI

Fabio Brambilla Pisoni


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