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WASHINGTON – 12 APRILE 2011 – Un funzionario dell’Onu ha rivelato poco più di un mese fa, che più del 13% della popolazione degli Indiani d’America, non ha accesso all’acqua potabile pulita, o allo smaltimento delle acque reflue di sicurezza.[MORE] E proprio dopo che l’esperta in diritti umani legati all’utilizzo dell’acqua ha richiesto un’azione legale per cambiare lo stato delle tribù non riconosciute e garantire loro, rispetto, privilegi, libertà religiosa e diritto alla terra, l’avvocato portoghese delle Nazioni Unite dice che “L'accesso all'acqua e ai servizi igienici è ulteriormente complicata per le popolazioni indigene negli Stati Uniti a seconda se fanno parte di una tribù riconosciuta dal governo federale o no”.
Nell'età del massimo progresso, dello sviluppo economico, nonchè dell’effetto serra dell'effetto serra i pellerossa americani hanno scoperto di possedere il “Tesoro del futuro”: l'acqua dei fiumi e dei laghi delle riserve. E come accaduto nell’Ottocento alle loro terre, anche nel Ventunesimo secolo, i “bianchi” tentano d'impossessarsene. Purtroppo si tratta di un'altra guerra tra il potere dei ricchi e le oltre 500 nazioni indiane riconosciute legalmente in America, conflitto mediato dal Ministero degli interni o combattuta nelle aule dei tribunali. Da cui però i pellerossa, potrebbero rischiare di uscire sconfitti. Casi esemplari, discussi addirittura davanti la Corte Suprema, sono quelli dell’Oklahoma, del Colorado, del Nuovo Messico e del Nevada.
L'acqua potrebbe infatti diventare una vera e propria miniera d'oro, come lo è per alcuni paesi il petrolio. Ma per le riserve, dove l'acqua è appena sufficiente, doverla condividere con una città che ne ha urgente bisogno sarebbe un dramma.