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ROMA, 28 GIUGNO - Dopo 11 ore di interrogatorio Luca Parnasi confessa: “Ho pagato tutti i partiti”.
Trascorsi 15 giorni dall’arresto nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma, l’ex amministratore dell’Euronova ha ammesso tutto: quello che era contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare, quello che emergeva chiaramente dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e forse anche di più.
La figura chiave dell’indagine capitolina ha deciso di collaborare con i pm di Piazzale Clodio. L’atto istruttorio decisivo si è svolto nel carcere di Rebibbia dove Parnasi si trova detenuto dal 13 giugno scorso, dopo la prima tranche di ieri protrattasi fino alle 22.
L'imprenditore, accusato anche di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip nell'interrogatorio di garanzia, svolto dopo il suo arresto a Milano. Ma ad incastrarlo sono state le intercettazioni telefoniche in cui Parnasi indica nominativi e quote da corrispondere.[MORE]
Il costruttore, messo alle strette, ha fatto ammissioni nel corso del secondo interrogatorio in merito alle donazioni di denaro date ai politici.
Al centro delle confessioni ci sono le tangenti «mascherate» da consulenze per l’ex presidente di Acea e uomo forte dei 5 Stelle, Luca Alfredo Lanzalone, ma anche i finanziamenti a diversi partiti politici tra i quali figura anche la Lega del vice premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Durante l’inchiesta avrebbe ammesso di avere elargito denaro con lo scopo di garantirsi un tornaconto personale, accreditarsi ed avere rapporti con tutti i partiti. Inoltre, così facendo avrebbe aggirato eventuali intoppi di natura burocratica, velocizzando l’iter amministrativo e mantenendo rapporti cordiali con tutti.
I sospetti dei pm e dei carabinieri del nucleo investigativo, dunque, sono stati confermati, anche se dovranno essere fatti ulteriori accertamenti sulle somme in chiaro per comprendere la natura illecita o lecita, nonostante il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione, stando all’accusa, lascerebbe presumere un atto illecito.
Rachele Fratini
Fonte immagine: roma.repubblica.it