Inaugurata la mostra a firma del pittore Victor Bussoletti al Museo diocesano di Lamezia
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LAMEZIA TERME (CZ) 11 DICEMBRE - «Il nostro centro culturale mira alla valorizzazione del territorio attraverso la diffusione della conoscenza delle eccellenze distintesi nel campo scientifico, culturale ed artistico. Stasera siamo particolarmente soddisfatti di aver dato un nostro contributo alla riscoperta del poliedrico artista Victor Bussoletti di adozione lametina avendo sposato Elena Pandolfo originaria di Lamezia Terme. Per varie ragioni l’artista ha avuto tanti punti di contatto proprio con la nostra città. Grazie al Museo diocesano lametino per averci aperto le porte, un segnale che va nella direzione dell’apertura dei musei diocesani all’arte contemporanea in linea con la sfida lanciata a tutti i musei dicesani italiani dall’attuale presidente dell’Asssociazione Musei Ecclesiastici Italiani Domenica Primerano e dall’ex presidente Monsignor Giancarlo Santi». Così si è espressa la presidente del Centro Culturale “Samarcanda” di Lamezia Terme Manuelita Iacopetta nel corso della cerimonia di inaugurazione della mostra a firma del pittore e scultore Victor Bussoletti allestita nel secondo piano del Museo diocesano lametino e aperta al pubblico ogni giorno fino a sabato 15 dicembre dalle ore 16 alle ore 19. Victor Bussoletti, scomparso nel 2016 all’età di 77 anni a Terni , era nato a Otricoli ed aveva vissuto a lungo in America mantenendo sempre vivo il legame con la Calabria e in particolare con la città di Lamezia Terme dove, negli anni ’60 e alla fine degli anni ’70 aveva tenuto due prestigiose mostre che avevano segnato positivamente l’inizio della sua carriera.
Ancora a Lamezia si trova una collezione privata di grande valore dell’artista. Iniziato il percorso artistico da autodidatta nel 1950 prima di iscriversi all’Accademia d’Arte di Roma, Victor Bussoletti si colloca al di fuori di schematismi o correnti e quale cittadino del mondo, a contatto con diversi Paesi e culture, attinge «nella sua produzione alle correnti e alle inflenze più diverse del secondo ‘900: dall’arte messicana e dell’America Latina a Picasso e al cubismo fino alla Pop Art, al graffitismo newyorkese, all’espressionismo astratto americano» come ha spiegato il critico Silvio Gatto nel presentare l’artista umbro. In particolare gli studi condotti su Picasso, Cezanne e Matisse sono decisivi per la definizione della ricerca cubista, elaborata e sperimentata soprattutto durante i soggiorni francesci in quanto le sue prime opere risentono di questi influssi stilistici. Comunque Victor Bussoletti esprime in libertà nelle sue tele i suoi sentimenti, le sue ferite, i suoi amori, tutti i problemi del mondo. «Così io raffiguro – scrive l’artista - con scene a volte dolorose, a volte gioiose, i miei pagliacci, i miei cavalli, i miei bambini vestiti di rosso con i visi sempre straziati di povertà, di dolore e soprattutto di colore». E lo fa utilizzando colori violenti, a volte accarezzati con rabbia, a volte con amore, scaturiti da notti insonni, dissacrati.
I suoi sono quadri fatti e disfatti all’insegna della continua ricerca perché per Bussoletti non ha valore il prodotto finito, non l’esito finale, ma l’opera continuata, intento soprattutto a raccontare quei sogni che si agitano nella sua mente e le varie forme della vita quotidiana senza imitare pedissequamente lo stile di nessuno. Nominato membro dell’Accademia tiberina come accademico associato, Bussoletti si è interessato alla nascita della Transavanguardia ed è stato tra i promotori del movimento dei graffiti. « Uscivo di notte come i gatti – scrive Bussoletti nel suo Diario - per graffiare i muri, tra le vie di New York è rimasto il mio nome con le lettere B e V ». Negli anni ’70 ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia e alla Quadriennale d’Arte nazionale italiana a Roma nel 1977.
Foto: Dipinti di Victor Bussolettioto: Manuelita Iacopetta
Lina Latelli Nucifero