InArt - Toccando le stelle, intervista a Enzo Bollani
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MILANO, 28 SETTEMBRE 2013 – Per domani al Musée du Croco di Milano (alle ore 19), in via Cascia 6, è previsto il finissage di “Toccando le stelle”, l’intensa rassegna – a cura di Enzo Bollani - che affronta una tematica complessa e formativa.
Per l’occasione l’artista Daniele Bursich, già archeologo e web designer, con una live performance realizzerà “Per una lira” (un omaggio a Lucio Battisti), l’ottava opera del percorso espositivo concepito anche per i non vedenti. È questa la novità: è possibile l’esplorazione tattile-visiva dell’allestimento attraverso l’interazione dei sensi favorita dal codice sinestesico.
Per noi altri un invito a riflettere e ad apprezzare le cose semplici della vita, spesso date per scontate, annientandone la capacità di suscitare emozioni, e “inciampiamo nelle stelle perché le stelle ormai quasi non le vediamo più” – come cantava De Gregori in “La ragazza e la miniera”.
Enzo Bollani ha risposto alle domande di infooggi.it
“Toccando le stelle” è una mostra accessibile anche ai non vedenti, com’è nata l’idea?
“Il contributo fondamentale è dell’artista che espone, Daniele Bursich, che una notte si fermò a contemplare il cielo stellato che gli sembrava ancora più splendido lì, in Siria, dove stava lavorando a uno scavo archeologico. Allora si chiese come poteva raffigurare questo prodigio della natura nelle sue opere, per condividerne lo stupore e la meraviglia con chi è privo del dono della vista. Pensò di ricorrere al codice di Braille, che ha utilizzato sia per le didascalie che per gli stessi dipinti qui esposti. Il visitatore può così toccare le stelle, tridimensionali, materiche, in quanto riprodotte in rilievo sulla tela con smalto lucido e semisfere di gomma unite dal fil di ferro, che rappresenta la linea di congiunzione della costellazione presentata”.
Cifra stilistica della mostra è dunque il concetto di sinestesia…
“Già il titolo stesso è una sinestesia, perché le stelle nella realtà non si possono toccare”.
..insieme alla scelta di un tema difficile come quello della disabilità.
“Si tratta di una scelta tematica naturale derivante dal percorso artistico del pittore, atta a rendere partecipi i non vedenti dello spettacolo del firmamento”.
Oltre ad essere il curatore dell’allestimento, lei è anche il proprietario della galleria Musée du Croco. Punto di partenza creativo?
“Croco deriva da crocodile, alla lettera coccodrillo, per me un simbolo, tanto da renderlo quello della stessa galleria. Sono particolarmente legato a questo nome: già qualche anno fa, nel 2009, quando mi trovavo a Miami, l’avevo adoperato per denominare un circuito di eventi artistici e di feste che avevo creato lì in Florida, e quando poi ho acquistato – due anni dopo - lo spazio espositivo di via Cascia 6 l’ho ripreso. Nel 2012 ho così inaugurato il Musée du Croco: l’idea della galleria me l’aveva suggerita a suo tempo Lucio Dalla, amico vero e fraterno per 15 anni, per il quale avevo lavorato presso la casa discografica e in diverse produzioni televisive. Via Cascia 6 è un posto davvero speciale, in stile Bauhaus… un mondo a parte”.
Mai senza…
“Porsche! Vi trascorro gran parte della giornata, è per me un vero e proprio ufficio. E il rombo del motore – come sostiene un mio amico, Alessandro Bergonzoni, un altro porschista – è musica, da cui trarre ispirazione. Ultimamente vado molto in bicicletta, rigorosamente da corsa!”.
(Immagini: su gentile concessione di Enzo Bollani le foto di alcune opere in mostra realizzate da Daniele Bursich, "Andromeda", 80x80 cm; "Oryon", 120x80 cm; "Scorpio", 120x80 cm; "Perseo", 50x70 cm e "Cassiopea", 50x70 cm)[MORE]
Domenico Carelli