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FANO (PU), 4 MAGGIO 2014 – Fino al 28 giugno 2014 si accendono i riflettori per la mostra “BELLE PAROLE. Poesia visiva e altre storie tra arte e letteratura”, ospitata presso la nuova Galleria Carifano, nella cornice del cinquecentesco Palazzo Corbelli – è promossa da Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, in collaborazione con Campanotto Editore e Assessorato alla Cultura del Comune di Fano.
Curata da Valerio Dehò, la retrospettiva – attraverso i lavori di personalità anche internazionali - indaga il territorio occupato dalla “Poesia visiva” (la parola-immagine) negli ultimi cinquant’anni, nonché la diffusione su scala mondiale del fenomeno culturale sotteso - in progress - a quella che è qualcosa di più di una semplice corrente artistica.
In particolare, come neovanguardia specifica, essa nasce a Firenze nel 1963, con la costituzione del Gruppo 70, a opera di Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Mirella Bentivoglio, Michele Perfetti e altri. Sotto l’egida dell’unificazione utopistica delle arti, le sue radici culturali sono da ricercare invece nell’“interdisciplinarietà”, nella contaminazione osmotica dei codici espressivi, nella sperimentazione con l’ausilio delle nuove tecnologie, attraverso le quali tentare la creazione di un nuovo “volgare”.
Come scrive Lamberto Pignotti nel 1980: «La scrittura verbo-visuale è la sintesi di due sistemi percettivi, il linguistico e l'iconico, tenuti distinti all'interno della tradizione artistica».
Per il curatore Dehò: «L’ambito delle “Belle parole” è un ambito vasto che non ha mai conosciuto una valorizzazione adeguata, rimanendo collaterale al mercato dell’arte. Le opere raccolte in mostra rappresentano realmente non solo la storia e la vitalità di un movimento artistico e culturale, ma anche la storia della casa editrice» Campanotto Editore, sulla cui attività, particolarmente vasta e «sviluppata nel 1977 intorno alla rivista di poesia Zeta» da Franca Campanotto e Carlo Marcello Conti, il percorso espositivo focalizza l’attenzione. [MORE]
Una sezione della mostra è dedicata ai libri d’artista: «l’idea della rivista ZETA, ancora in pubblicazione, è stata centrale – spiega il curatore - così come la serie unica degli ZETA BOOK, dei libri d’artista che hanno raccolto i migliori artisti poetico visivi dal 1977 fino agli anni Novanta attorno al tema del libro/oggetto, vero anello di congiunzione tra l’editoria e l’arte».
L’indagine operata dalla Poesia visiva accoglie altresì la denuncia, di matrice sociale, dell’atteggiamento remissivo del consumatore nei riguardi del messaggio pubblicitario. «Lo stesso rifiuto – prosegue Dehò - di tramutarsi in merce da parte di questa avanguardia come di altre tipo il Fluxus aveva il senso di non sottomettersi ad autorità alcuna. Per di più questa poesia possedeva il calore della rivolta, aderiva all’utopia di un’arte per tutti e da tutti. Questa deve passare attraverso l’appropriazione e l’inversione di segno dei linguaggi logo-iconici con cui si codifica e perpetua il potere mediale. Le edizioni, i libri, le mostre sono diventate parte di una lotta poetica comune, una lotta per la democrazia della cultura».
(Foto: Courtesy Galleria Carifano, in evidenza Eugenio Miccini, Ontologia naturale, portfolio, cm 35x50, 1983, serigrafia; in gallery, Adriano Spatola, Xeroglifico, cm 50x70, 1975)
Domenico Carelli