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InArt - Micol Assaël

MILANO, 2 FEBBRAIO 2014 – Nello spazio di Pirelli HangarBicocca, concepito dal noto Gruppo di pneumatici come un’istituzione per la valorizzazione dell’arte contemporanea, all’insegna della cultura d’impresa e dell’innovazione, in mostra fino al 4 maggio 2014 cinque opere originali di Micol Assaël, che occuperanno oltre 1800 mq.

“ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA”, che ricorda uno “scioglilingua musicale”, è di questa personale il titolo, bizzarro, senza significato, derivato dall’associazione di diversi vocaboli greci, pensato dalla stessa artista - romana, classe 1979, che vive e lavora in Grecia -, tra le protagoniste più singolari della scena internazionale, con presenze in prestigiose kermesse - come la Biennale - e in numerosi musei da Basilea a Parigi.

Già nel nome si coglie un dichiarato rimando al suono, l’elemento che funge da filo conduttore del progetto espositivo proposto, rivelando la ricerca sui sensi in cui è impegnata Micol Assaël, a cui piace sperimentare, giocare con varie discipline, arte, musica, ricerca scientifica e tecnologia, in dialogo tra loro e con il pubblico.
«Non un solo suono - spiega il curatore, Andrea Lissoni - ma una composizione, o meglio, un impasto di suoni che diventa una caratteristica essenziale del paesaggio. Il suono inoltre - naturale, meccanico, elettrico - è l’aspetto che più di tutti rivela la vita innescata nelle singole opere, modulandone le radicali differenze».

L’allestimento per la prima volta presenta insieme “Vorkuta” (2003), “Untitled” (2003), “Mindfall” (2004-2007), “432 Hz” (2009) e l’inedita “Sub”, realizzata ad hoc attraverso l’assemblaggio di lavori precedenti, installazioni che trasformano lo Shed di HangarBicocca in «una sorta di sala macchine pulsante di una nave, oppure in uno studio ideale», usando la stessa immagine dell’artista.
Uno spazio che da espositivo diventa così performativo, dove lo spettatore può vivere una esperienza fisica e mentale, attivando con un semplice movimento inconsapevole elementi sonori disturbanti, come il ronzio delle api o il frastuono prodotto da un motore; e ancora frequenze, scosse elettriche, cattivi odori, che testano i sensi messi a dura prova tra cavi dell’alta tensione e correnti d’aria, rischiando di finire intrappolati in una cella frigorifera elettrizzata.[MORE]

Per il curatore, la mostra «asseconda il dialogo che l'artista cerca con il pubblico a partire dallo spaesamento delle sensazioni e dei sensi, irradiandosi dalla vista all'olfatto, dal tatto all'udito. L'uomo come unità di misura di ogni opera e quindi della mostra stessa, apre a una riflessione sulla percezione dello spazio come architettura e non come contenitore da attraversare e sottrarre alla vista».
Invero, continua Lissoni, «ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA è anche il tentativo di andare oltre gli stereotipi che hanno accompagnato la lettura critica della ricerca di Micol Assaël: i materiali, per esempio, sono certamente ascrivibili all'interesse per l'obsolescenza delle tecnologie e per la nostalgia di un progresso mai fino in fondo compiuto, ma sono anche tipici di una tradizione artistica (dalle neoavanguardie in poi, fra scultura e musica, da Gordon Matta Clark a Bruce Nauman, a Tony Conrad) in cui l'invisibile (l'elettricità, l’aria, il suono ritmico,…) segna campi di forza che determinano la percezione espansa di sé e del tempo. La natura, spesso vista come assente nell’interpretazione post-industriale del lavoro di Micol Assaël, e che invece è sempre presente come un luogo (eventualmente alieno) in cui l'impercettibile, il misterioso, il caotico e l'armonico esistono, coesistono e resistono come fenomeni su cui risintonizzarsi, piuttosto di considerarli inaccessibili o pericolosi. […] ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA spinge in un territorio di esperienze dove la dittatura del significato a tutti i costi si dilegua e scompare. Un territorio in cui stare fermi, ed eventualmente viaggiare, rischia di essere davvero molto interessante».

 


(Foto: Courtesy Micol Assaël e/and Fondazione HangarBicocca, locandina in evidenza, seguita da “Sub”, 2014, installazione 360 x 465 x 520 cm - vetro, ferro, generatore Kelvin)

Domenico Carelli