In cassazione per 3 euro non pagati, ma la Corte dà ragione al cittadino
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18 SETTEMBRE 2014 - Essere "portati in Cassazione" da un’Amministrazione comunale e da Equitalia per la “stratosferica” cifra di 3 euro e 25 centesimi non è cosa di tutti i giorni, ma capita anche questo, nel contesto delle “perverse” forme di riscossione attuate da alcuni enti pubblici in Italia.
Almeno questa volta dalla kafkiana vertenza è scaturito però un principio favorevole per il cittadino. La Cassazione ha infatti stabilito che l’ automobilista che paghi la multa in misura ridotta entro trenta giorni dalla notifica non è tenuto a pagare anche le spese di procedimento ( ad esempio, le spese di l’invio della raccomandata contenente la multa).
I giudici di legittimità di Roma hanno enunciato tale principio in una sentenza di qualche settimana fa, che ha definito una causa relativa ad una cartella esattoriale di poco più di 150 euro. Il contravventore aveva omesso di pagare le spese postali ( poco più di 3 euro!) di una contravvenzione e ne era scaturita una procedura di riscossione affidata a Equitalia .[MORE]
Di qui è sorto un primo e un secondo grado di giudizio, sfociati poi addirittura nel terzo e ultimo grado. La Cassazione ha osservato - sorprendendo un po' chi conosceva i suoi precedenti diversi orientamenti - che “ la legge, nel conteggiare quanto dovuto in misura ridotta, non menziona affatto le spese di procedimento, quali appunto sono quelle postali. Una diversa interpretazione sarebbe artificiosa e contraria al dato testuale della norma”.
Le spese di procedimento scattano pertanto solo se dopo trenta giorni dalla notifica l’ingiunto non abbia effettuato il pagamento in misura ridotta. Il principio non è di quelli che ti cambiano la vita, certo, ma almeno lo si può considerare come l’apertura a criteri di maggiore elasticità nell’applicazione della legge “ di tutti i giorni”.
RAFFAELE BASILE
foto Nanopress