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“Vorrei farvi una domanda: quale festa è la più importante della nostra fede: il Natale o la Pasqua? La Pasqua, perché è la festa della nostra salvezza, la festa dell'amore di Dio per noi”
(Papa Francesco, Udienza 28 marzo 2018).
Con queste parole pronunciate nel giorno del mercoledì santo, papa Francesco ci esorta a vivere più intensamente il Triduo Pasquale, quel periodo di tre giorni che va dal giovedì santo alla Pasqua di risurrezione e che costituisce, in realtà, un'unica celebrazione.
Il Giovedì Santo viviamo la memoria dell'ultima cena del Signore con i suoi discepoli e tradizionalmente è previsto il rito della lavanda dei piedi.
Il Venerdì Santo riviviamo la passione del Signore con il tradizionale rito della Via Crucis.
Il Sabato Santo non è prevista nessuna liturgia, è il giorno “aliturgico”, in cui la Chiesa vive il silenzio del sepolcro.
Si conclude con la Veglia Pasquale nella notte santa del sabato, che sfocia nella celebrazione della Pasqua di Risurrezione fino alla Domenica.
Tre giorni intensi e ricchi di spunti di riflessione, in cui risaltano frasi e gesti di nostro Signore da meditare e interiorizzare, come: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi, prima della mia passione” (Lc22,15), “Li amò fino alla fine” (Gv13,1), “Ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio” (Gv13,14-15).
Desiderio, servizio, dono di sé, amore!
Alla base di ogni cammino spirituale il punto di partenza è il desiderio, quel desiderio che spinge a chiedere: “Maestro dove dimori?”(Gv1,35); Il desiderio di conoscere chi è questo Dio che ci ama al punto da morire in croce per noi, un Dio disposto a donare tutto se stesso anche nella consapevolezza che “La mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola” (Lc22,21). Il contrasto tra la gratuità dell'amore di Dio che si fa dono e l'ingratitudine dell'uomo che continua a seguire i propri interessi è enorme.
Un secondo aspetto da cogliere è il servizio, l'amore porta al servizio e il servizio è l'essenza della missione. Non esiste vero cammino di fede che non sia aperto al servizio verso il prossimo, chiunque esso sia.
Un terzo aspetto è la croce, un cuore disposto a seguire il Signore deve prepararsi alla prova, seguire Cristo presuppone il dono di sé. Questo è il punto più alto del cammino spirituale, qui la persona si è già lasciata plasmare dal tocco della grazia di Dio ed è quasi pronta ad andare incontro al premio verso la gioia eterna della Pasqua di Risurrezione.
Terreno fertile per un proficuo cammino spirituale è il silenzio interiore, la capacità di trovare gli spazi necessari per riposare il cuore alla luce della Parola.
Sotto questa prospettiva, risulta chiaro che il senso spirituale del Triduo Pasquale è il Santo Volto di Gesù. È il Volto di Cristo che deve attirare la nostra attenzione in queste celebrazioni.
È quanto avviene nella vita di Santa Teresa di Gesù bambino e del Volto Santo, contemplando il Volto di Gesù.
«Una Domenica, guardando un’immagine di Nostro Signore in Croce, fui colpita dal sangue che cadeva da una delle sue mani Divine: provai un grande dolore pensando che quel sangue cadeva a terra senza che nessuno si desse premura di raccoglierlo... Anche il grido di Gesù sulla Croce mi riecheggiava continuamente nel cuore: “Ho sete!” (Gv 19,28). Queste parole accendevano in me un ardore sconosciuto e vivissimo…
Sentii un grande desiderio di lavorare alla conversione dei peccatori, desiderio che non avevo mai sentito così vivamente. In una parola sentii la carità entrarmi nel cuore, il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora io fui felice!». (Storia di un'anima, Teresa di Lisieux)
Stefania Tolomeo