Il ritorno dei What A Funk e il loro frizzante This Is An Album
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CATANZARO - In tour in tutta Italia con il nuovo album “This Is An Album”, colorati, psichedelici e mai banali, i What A Funk si raccontano un po’ in questa intervista con Hasma, voce e basso della band.[MORE]
Vivaci, divertenti, quasi tribali chi sono davvero i What A Funk?
Siamo tre ragazzi di Reggio Emilia, un po’ tribali in certe cose, a volte divertenti, di certo vivaci… a volte agitati!
È un funk di sicuro molto particolare quello che anima le vostre produzioni, come mai la scelta di questo genere musicale?
La scelta di un genere musicale non c’è mai stata e non ci deve essere… viene da solo.
Hasma , Bosko, Pret, cosa vi ha ispirato nella selezione di questi nomi?
Hasma è il mio secondo nome (bassista)
Bosko è il soprannome di B (storia lunghissima di famiglia)
Pret è la versione abbreviata del cognome del batterista (Pretorius)
Avete girato molto nei vostri tour, nei vari concerti e nei grandi festival, cosa avete imparato sopra il palco e, soprattutto, prima e dopo le esibizioni?
Mah, negli anni in giro abbiamo imparato come si sta su un palco, nelle parti prima dello show: i tempi del soundcheck, le precedenze, come si organizza bene un palco ecc…
La logistica è molto importante per una band… siamo stati molto fortunati ad avere al nostro fianco dei tecnici preparati che ce l’hanno insegnato!
Esperienza on the road negli Stati uniti d’America, che cos’è per i What A Funk l’America?
E’ stata ispirazione, ci ha fatto imparare delle cose, sicuramente un posto dove vivere con la musica, un posto da invadere di nuovo presto. Una seconda casa!
Spontanei e fantasiosi, quanto è importante per voi l’improvvisazione?
E’ tutto!
I colori sono un vostro tratto caratteristico, un dato esteriore per riflettere una grande esuberanza artistica, da che modo di fare musica oggi prendete le distanze e in quale invece vi riconoscete?
Mah, noi improvvisiamo tanto, ci riconosciamo molto nelle jam session e nei generi più sperimentali, dove c’è ricerca di suoni. Non ci riconosciamo sicuramente in tutte quelle band che cercano di fare il genere che va di moda o i singoli a tutti i costi e pensano al ritornello per vendere meglio il loro prodotto alle etichette… è come imbottirsi il pacco per andare a donne…
In “Draw it on the wall”, una denuncia della creatività che a volte viene un po’ trascurata e svalutata, cosa vuol dire per voi essere creativi?
Fare le cose, esprimersi, ma senza fare fotocopie e colorarle… studiando su se stessi e sul proprio mezzo di comunicazione che può essere un pennello o una batteria, é fare guardandosi attorno e imparando da tutto.
Batterie, chitarre, bassi qual è il vostro rapporto con gli strumenti musicali?
Fisico, sono i nostri primi partner… poi arrivano fidanzate/i.
Con “Ciao” salutate il vostro ritorno discografico con un pezzo un po’ isterico, strofe future funk, drum and bass ed uno strano T-Rex, protagonista del videoclip e umanoide nei comportamenti, che messaggio avete voluto lanciare?
Ciao vuol proprio dire... ciao motherfuckerz... guardate chi è tornato!
Le vostre canzoni sono gridi liberatori in musica, un invito ad esprimere e a condividere la vostra passione , quali sono le emozioni che provate quando suonate?
Ogni volta le sensazioni sono differenti, a ogni live, dato dal fatto che ogni live è in un posto diverso e con persone diverse, nonostante i pezzi abbiano una loro linea, ogni volta e ogni pezzo ci lasciano sensazioni ed emozioni diverse.
Ogni concerto è un’esperienza unica e complessa, che valore ha per voi il pubblico?
Il pubblico è una grande parte dello show, come dicevamo prima, spesso ai nostri concerti il pubblico si trucca e fa stage diving… è molto forte avere gente che ti risputa in faccia tutto quello che gli stai sputando!
“This Is An Album” , il vostro nuovo disco , come nasce e che livello dei What A Funk rappresenta?
Il livello di un anno mezzo fa quando lo abbiamo finito di registrare, nasce in 3 anni di tour, esperienze e improvvisazioni… ora lo portiamo in giro e immagazziniamo e impariamo per arrivare al livello successivo e cagarne un altro! Si fa così no?
Due motivi per spingere i giovani talenti ad avvicinarsi alla musica e due errori da evitare?
La musica ti fa fare cose che non crederesti mai e ti dà la possibilità di girare il mondo ed imparare cose. Non bisogna fare musica per soldi, né per fama.
Tantissime tappe per un tour da urlo, che ricordi avete?
Abbiamo tante date che ci portiamo nel cuore, alcune per la performance altre per il pre o il dopo concerto, tante città, tante gente… ogni data è una perla diversa dalle altre!!!Può succedere di tutto da Hasma che suona con due dita perché la sera prima di una data se ne è rotte altrettante, a Bosco che fa l’amore 10 min prima e 10 min dopo lo show con una ragazza del posto come da accordi, a Pret e i suoi assurdi poggiatesta da viaggio… o quella volta che siamo stati fermati dai carabinieri e perquisiti in Calabria mentre camminavamo tranquilli per un paesino accade di tutto e ci scordiamo il 70% delle cose… ma tanto… ne faremo altre più stupide, belle, assurde!
Iolanda Raffaele