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Scrive Mons. Di Bruno “A causa del suo pensiero che ognuno vuole imporre agli altri, si muore in una lite perenne. C’è una logomachia ininterrotta. Ognuno vuole sopraffare l’altro per imporsi. Nasce l’inciviltà del dire, muore la civiltà dell’ascolto, della logica, sapienza, dell’intelligenza che è ricerca della verità. È una inciviltà la nostra nella quale si muore di stoltezza, insipienza e tutto questo accade perché si è da se stessi e non più da una verità che è fuori di noi”. Solo se ci identifichiamo con la verità, il resto è facilmente individuabile! Si pensi alla incontenibile voglia di avere a tutti i costi “la poltrona” del primo posto, in qualunque attività svolta o contesto frequentato. Non è sbagliato raggiungerlo, ma sono sempre gli eventi, la storia personale, l’impegno, il lavoro, lo studio a riconoscertelo, magari quando meno te lo aspetti.
[MORE]Non si tratta di una conquista a tutti i costi; né tantomeno di un simbolo di superiorità da ostentare nelle occasioni più propizie. Eppure per il primo posto si sono fatte e si continueranno a fare sempre carte false, anche se a parole tutti ci professiamo cristiani. Leggiamo in Marco: “Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»…”. È una regola sublime consegnata ai discepoli, per essere subito dopo affidata alla storia degli uomini. Capisco quanta fatica sia necessaria per accettare questo messaggio di liberazione e di puro amore. Tutto ciò che abbiamo attorno ci invita a fare l’opposto, anche in ambienti ecclesiali, con la triste conseguenza di rallentare il cambiamento che fa l’uomo nuovo.
Non bisogna mai dimenticare che il posto cercato secondo i parametri umani, prima o poi si mostrerà nel suo inganno. Quando qualcuno trama, litiga, fa guerra, truffa, può sicuramente ottenere un posto di prestigio, ma non avrà mai il primo vero posto. Di riflesso non farà altro che praticare nient’altro che una ben truccata simonia politica, professionale, istituzionale, spirituale, ecc. Nulla serve nel tempo a conquistare il primo posto che è secondo gli uomini e non secondo Cristo. I parametri umani prima o poi si manifestano sempre nel proprio inganno e nella loro inattendibilità. Per capire il valore di questo passaggio fondamentale per l’uomo bisogna riflettere su quanto il Santo Padre ha detto sul valore del servizio a Cuba, durante la Messa in Plaza de la Revolución, L’Avana, domenica 20-9-2015:
“L’invito al servizio presenta una peculiarità alla quale dobbiamo fare attenzione. Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo. Sono i volti sofferenti, indifesi e afflitti che Gesù propone di guardare e invita concretamente ad amare. Amore che si concretizza in azioni e decisioni. Amore che si manifesta nei differenti compiti che come cittadini siamo chiamati a svolgere”. Per tale ragione, ha detto Papa Francesco, il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma solo persone. Siamo difronte ad un fascio di luce, lontani dal buio che genera prima o poi la voglia incontrollabile del primo posto.
Egidio Chiarella
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