Il prigioniero del cielo di Carlos Ruiz Zafón
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Ormai è un rito: ogni nuovo libro di Carlos Ruiz Zafón viene recensito! Dunque è la volta de Il prigioniero del cielo.
Terzo volume della tetralogia del “Cimitero dei libri dimenticati”, l’ultimo volume di Zafón affronta la storia della vita di Fermìn, amico di Daniel Sempere. Una mattina, un uomo dall’aspetto sinistro, ricurvo e con una mano di porcellana, entra nella libreria di Sempere, dove trova Daniel, acquista la copia più costosa del Conte di Montecristo e lo lascia lì, come regalo a Fermìn. Sulle prime pagine fa scrivere una dedica: “Per Fermìn Romero de Torres, che è riemerso tra i morti e ha la chiave del futuro”, firmandola semplicemente con “13”. Daniel rimane sbalordito e, un po’combattuto sul da farsi, decide di affrontare il discorso con l’amico, il quale ultimamente è un po’ turbato, strano, nonostante i preparativi del suo matrimonio con la dolce Bernarda.
Ben presto, però, il giovane Daniel scopre che i tormenti di Fermìn sono legati a quella inquietante visita e al suo misterioso passato intrecciato, non solo con il famoso scrittore della serie de La città dei maledetti, David Martìn (protagonista de Il gioco dell’angelo), ma anche con sua madre Isabella.[MORE]
Come ogni romanzo di Zafón che si rispetti, la storia è avvolta da un clima gotico, “nebbioso”. Gli intrecci si fanno sempre più fitti e strettamente legati a L’ombra del vento ed Il gioco dell’angelo.
A libro concluso, non rimane che il desiderio di leggere il sequel per scoprire quale sia il legame tra Martìn e Daniel.
«Alcune delle risposte le ritroverai in questo manoscritto in cui ho cercato di plasmare la mia storia così come la ricordo, sapendo che la mia lucidità ha i giorni contati e che spesso ricordo soltanto ciò che non è mai accaduto. […] E se un giorno, inginocchiato di fronte alla sua tomba, sentirai il fuoco della rabbia che tenta di impadronirsi di te, ricorda che nella mia storia, così come nella tua, c’è stato un angelo che possiede tutte le risposte.».
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