"Il paradosso del poliziotto e Tex Willer" al Teatro Kismet di Bari
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
BARI, 16 MARZO 2012 - Cercare e ricercare hanno fatto saltare i muri di confine tra se stessi e il proprio personaggio. Uno scrittore in cerca di espedienti letterari e un poliziotto chiacchierone si confrontano in un dialogo-interrogatorio in cui si perde la cognizione di chi domanda e chi risponde. Nello spettacolo "Il paradosso del poliziotto e Tex Willer" di Gianrico Carofiglio con la regia di Teresa Ludovico, le convenzioni sono state collocate nelle sole premesse: una macchina da scrivere, un’ombra noir con cappello e sigaretta in bocca, un uomo in vestaglia da notte affannato in mezzo alle proprie carte, un ispettore con le scarpe nere massicce sempre pronto a tirar fuori il distintivo. [MORE] Ma abbiamo davvero bisogno di un distintivo per essere riconosciuti dagli altri? Che fine ha fatto la pura e semplice individualità? Come in un fumetto, il nostro compito è quello di recitare un ruolo. Che ci sia stato affidato da altri o scelto da noi, e per quale motivo, non ha importanza, il risultato non cambia. La differenza tra uno scrittore, un poliziotto e un eroe della fantasia allora dov’è? Tutti e tre sono nati nello stesso momento in cui è nato il loro personaggio. L’uno quando ha pubblicato il suo primo libro, l’altro quando ha arrestato la sua prima vittima, l’ultimo quando è stato disegnato sul numero uno della collana. Ma allora ciò che è venuto prima che fine ha fatto?
Ecco che la narrazione cede il posto all’esplorazione della propria storia e delle esperienze vissute come patrimonio perduto e invecchiato dal tempo, eppure tutt’altro che svalutato. Un passato che resta con noi fino a diventare mito. E poi quando ci si accorge che bisognerebbe cominciare da molto lontano per trovare la propria pura identità primitiva, allora si è ancora più in ritardo col tempo e le distanze aumentano. Fino al momento in cui si incontrano gli eroi della nostra infanzia, fino a quando lo scrittore riesce ad interrogare nella seconda parte dello spettacolo, il ranger dei fumetti Tex Willer. Dietro una camicia gialla, pantaloni a vita bassa e una pistola sempre carica, si nasconde un personaggio invecchiato, un po’ fuori luogo, che non ricorda nemmeno le proprie battute scritte e riscritte. Ma dov’è finito l’eroe dei fumetti che lo scrittore-investigatore amava leggere da bambino? Che fine ha fatto colui che un tempo era stato una specie di amico immaginario dispensatore di consigli?
Così come Tex Willer ha il suo posto esclusivo nelle vignette dei fumetti, anche le nostre esistenze prendono forma all’interno di una struttura codificata e approvata dalla società.
Forse ciò che di più caro ci rimane sono quegli “spazi bianchi” tra una vignetta e l’altra, le parole non dette tra un rigo e il successivo, i silenzi e gli scambi di sguardi tra il poliziotto e lo scrittore. È’ là in mezzo, lontano dai codici, che l’uomo può vivere tranquillamente la sua esistenza più intima e autentica, quella che non verrà mai raccontata.
(Interpreti di “Il paradosso dello scrittore e Tex Willer”: Augusto Masiello e Michele Cipriani con la partecipazione di Giulio de Leo)
Roberta Lamaddalena