Il libro come opera dell'ingegno
Cultura e Spettacolo Lazio Roma

Il libro come opera dell'ingegno

mercoledì 27 agosto, 2014

 27 AGOSTO 2014 – Il libro è strumento di formazione, crescita, cultura, conoscenza. È un’affermazione forte, convinta. Un buon libro deve sempre, in ogni contesto, esser questo.
Scrivere un libro non è affatto semplice. È un’attività che richiede impegno, sacrificio, motivazione, costanza. Un’opera letteraria, infatti, per esser definita tale, necessariamente deve esser frutto di creatività, studio, ingegno. Un lavoro, scientifico o artistico che sia, non può, di conseguenza, esser lasciato al caso.
Un buon libro deve avere solide fondamenta su cui poggiare, perciò necessita anche di tempi di stesura adeguati. Non si può improvvisare né barare. Il risultato, altrimenti, rischia di essere mediocre, vano, del tutto privo di senso e di valore.
Una lettura che non arricchisca, che non lasci traccia, che non cambi un cuore, può dirsi inutile, sprecata. Leggere non può, quindi, essere un momento in cui impiegare energie per qualcosa che non lasci un segno.
Non sempre però lo scrittore è animato da queste intenzioni. Non sempre, poi, chi scrive, può esser definito tale. Oggi la moda della penna appartiene a tanti, pertanto sul mercato, tra edicole e librerie, si può trovare qualsiasi libro di letture.
C’è chi scrive perché considera la cosa fine a se stessa, chi lo fa per motivi di guadagno, chi per il successo e, quindi, invece che in opere della creatività e dell’ingegno, spesso ci si imbatte in pure opere di carattere commerciale, frutto di vere e proprie operazioni di marketing letterario.
Il mercato vuole, cerca, chiede quel tal prodotto, allora chi vuol cavalcare l’onda del facile guadagno lo produce e lo realizza.
Un buon libro, però, non nasce da tale attività. Il suo percorso è ben diverso. Un libro che vuol essere, o almeno aspirare ad essere, strumento ricco di contenuti, valori ed elementi originali oltre che innovativi, non può seguire esclusivamente logiche di mercato. Non si può ingabbiare in meccanismi di popolarità né in argomentazioni o mode del momento.
La fedeltà a se stessi, a ciò che si compone, a ciò che un buon libro deve trasmettere, deve esser sempre curata, osservata, tenuta in ampia considerazione. Chi scrive, lo scrittore, non può vendere la sua idea per quella del mercato. Il suo lavoro deve esser coraggioso, solido, coerente, di sostanza. Deve ammettere e contemplare anche il rischio di non esser compreso.[MORE]
Il perché è semplice. Per arricchire, per formare, per dare un contributo di rilievo alla crescita umana e sociale dell’uomo è necessario, a volte, anche percorrere vie inesplorate, mai intese o, semplicemente, poco battute.
Non sempre ciò ch’è popolare, ben riuscito, di successo, ciò che ha più venduto è realmente un’opera letteraria di valore. Né questo si misura solo dalla voce del suo autore.
Un’opera davvero dell’ingegno è libera da logiche e pensieri di interesse. Ha già valore in sé in modo oggettivo. Un libro, se viene in tal modo steso, è, quindi, definibile vera opera creativa, libro a cui è opportuno e interessante dedicare tempo ed attenzione perché capace di lasciare un solco profondo nell’animo del suo lettore.

Fonte immagine: theprisma.co.uk

Simona Barberio

 


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