Il Jobs Act diventa attuativo. si inaspriscono le critiche dei sindacati
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ROMA, 27 DICEMBRE 2014 – Il Jobs act dalla teoria passa alla pratica e prende forma attraverso due decreti attuativi. Ma passato giusto il giorno di Natale esplodono di nuovo le polemiche da parte di minoranza e sindacati. Durissime la critiche di Uil e Cgil, mentre Cisl considera il testo “ migliorabile”, specialmente sul punto dei licenziamenti collettivi.
"Altro che rivoluzione copernicana", scrive Susanna Camusso, leader di Cgil, il governo Renzi "ha cancellato il lavoro a tempo indeterminato, generalizzando la precarizzazione". Quelle approvate, dice senza mezzi termini, norme "ingiuste, sbagliate e punitive". Landini ha invece definito i decreti "un regalo fatto alla vigilia di Natale agli imprenditori”.
Anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, è concorde a questa linea. "Il governo ha fatto solo un favore agli imprenditori e sta eseguendo i compitini assegnati dalla Merkel". Per il dirigente sindacale, sono "emblematiche le battute del premier sugli imprenditori e sulla destra. Registriamo, infatti, che nemmeno il governo Berlusconi era riuscito ad abolire l'articolo 18, monetizzando i licenziamenti". La Uil, in particolare, giudica "negativamente la monetizzazione dei licenziamenti collettivi, fatto che non aiuterà il mondo del lavoro".[MORE]
Le critiche arrivano anche dalla Cisl, che però fa un’analisi diversa. Il testo della riforma è migliorabile, secondo il sindacato di via Po, soprattutto nel punto che riguarda i licenziamenti collettivi. "Noi – dice il segretario confederale Gigi Petteni - insisteremo anche che nei prossimi decreti si riducano le tipologie contrattuali che in questi anni hanno generato le maggiori precarietà del lavoro". Il sindacato guidato da Furlan ritiene indispensabile far prevalere la proposta rispetto alla protesta. "Come Cisl non faremo mancare la nostra azione propositiva sulla riforma degli ammortizzatori e soprattutto sulle politiche attive del lavoro che sono la vera sfida del paese", spiega Petteni. E, sottolinea, se è "certamente positiva l'estensione dell'Aspi ai collaboratori, portandola a 24 mesi, come aveva sostenuto la Cisl in queste settimane", anche "importante è non aver toccato il reintegro in caso di licenziamenti disciplinari e non aver inserito nel jobs act le norme sullo scarso rendimento del lavoratore".
(foto dal sito iljournal.today)
Michela Franzone