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CATANZARO 19 FEBBRAIO 2012 - Oggi il sacerdote Alessandro Carioti risponde alle domanda poste da Marisa D. e di Barbara in commento all'articolo "La vita e la morte nei discorsi apocalittici di Gesù"
R. Quando Dio ha creato il mondo, vide che “era cosa buona”. Quando poi creò l’uomo vide che “era cosa molto buona” (Gen 1,31). La creazione è stata resa perfetta in ogni piccola parte dal Creatore. Egli ha fatto tutto secondo il suo ordine sapiente ed eterno. Dal momento, però, che il peccato entrò nel mondo, a causa della disobbedienza dell’uomo alla volontà di Dio, la creazione ha subìto conseguenze negative in tutti i livelli: frattura dell’uomo con se stesso, con i suoi simili, con la natura e con Dio. Anche oggi, ci rendiamo conto di quanto sia evidente e deleterio questo disordine: ogni volta che l’uomo trasgredisce la legge del Signore infrange, in qualche modo, l’ordine divino, impoverendo la sua vita spirituale, sovvertendo le leggi della natura, rompendo la comunione con il suo Signore e operando divisioni con gli altri.
Il male, dunque, esiste non perché Dio ha immesso nella creazione qualcosa di “imperfetto”, né perché Egli si diverta a mettere a dura prova gli uomini, ma nasce come conseguenza della non osservanza, da parte dell’uomo, della volontà divina, l’unica, capace di ricomporre l’ordine e l’armonia divina nelle cose del mondo.
L’uomo è stato creato a immagine di Dio e il suo fine ultimo non è esauribile su questa terra, essendo la sua vita orientata all'aldilà, a quel futuro che sarà gaudio eterno o infamia senza fine. Questa vita terrena è un tempo di grazia e un dono dato a ogni uomo di realizzarsi secondo l’immagine perfetta di Dio. Questa immagine perfetta ci è stata mostrata dal Verbo incarnato, Gesù Cristo, il quale ha rivelato la pienezza della verità divina e ha mostrato, con la sua vita, come vivere da uomini nuovi.
Parlavi di vita terrena come verifica? Certamente! Ogni pensiero, azione, scelta, progetto, ogni cosa dev’essere verificata secondo verità, cioè in conformità al pensiero, alle parole e alla vita di Gesù. La lettura e la meditazione del vangelo, la preghiera personale, la grazia dei sacramenti, la Direzione spirituale, la catechesi, sono di grande aiuto per conoscere ciò che è gradito al Signore e anche per avere la forza di compiere ogni cosa secondo la Sua volontà.“
D. La mia domanda ė: allora basta che uno si penti prima di morire e Dio la salverà?
R. Se il problema della salvezza fosse un calcolo umano, tutto sarebbe facile, legittimo, attualizzabile. La salvezza è conoscere e vivere, qui, sulla terra, nella perfetta obbedienza al vangelo; è rinnegarsi per amore di Dio e consumarsi, ogni giorno, per il bene dei fratelli. La salvezza è l’amore infinito di Dio che si rivolge a ogni uomo della terra e chiama ciascuno, mediante l’adesione alla sua grazia e alla sua verità, a entrare in comunione con Lui. Questa comunione si attua con la risposta, personale e libera, della fede. L’amore di Dio è senza misura: fin quando ci sarà un ultimo alito di vita in una persona, egli non negherà mai a nessuno la possibilità di pentirsi, di ravvedersi, di convertirsi, di chiedere perdono a Lui. Tuttavia, su questo punto, occorre chiarire due aspetti.
Il primo è questo: se a una persona è data la possibilità, oggi, di venire a conoscenza del vangelo, di confrontarsi con esso e di conformare la sua vita alla verità divina, questa persona ha la responsabilità di rispondere a Dio, oggi, non domani o un altro giorno. Ogni rinvio nella fede, ogni differimento, diventa motivo di conseguenze spirituali e morali che si ripercuotono sulla stessa vita della persona, sia oggi che nell’eternità.
Il secondo aspetto da cogliere è il seguente: Gesù conosce in profondità i pensieri e i sentimenti dell’uomo; egli sa bene da cosa dipendono i ritardi e i tempi necessari a ciascuno per poterlo conoscere e per aderire a Lui con fede. Egli sa perfettamente se i ritardi sono causati da una mancata evangelizzazione, da un cattivo annuncio, da un pessimo insegnamento della fede o anche da scandali che provocano numerosi allontanamenti da Dio.
Vi può essere, però, la cattiva volontà di una persona che intenda rimandare, continuamente, il momento di decidersi per vivere un serio cammino di fede; magari, il problema può dipendere dal fatto che ci si fida delle proprie illusioni oppure dal fatto che molti hanno disegnato nella propria mente l’immagine di un “Dio muto” che consente tutto, bene e male, permettendo persino di confidare sulla propria presunzione di salvezza. Dinanzi a questi modi distorti di pensare la fede (questo è il “vero gioco della tentazione”), occorre fare una chiara distinzione tra cosa si intende per amore di Dio per la salvezza di ogni uomo e cosa, purtroppo, sia abusare dell’amore divino. Non si può offrire a Dio solo qualche briciola della propria vita, dettata peraltro non dall’amore e dalla fede, ma dalla paura di presentarsi al suo cospetto oppure da qualche situazione dolorosa che grava sulla propria esistenza e che, stoltamente, si pensa di poter superare ripagando Dio con qualche semplice opera pia.
Cara Barbara, ricorda bene che Dio salva chiunque accetti - “oggi” - di farsi salvare! Anche attraverso il momento in cui leggerai questa riflessione, nel confronto con le cose semplici della fede, Dio potrebbe suscitare, in te, in me, in chiunque, una forma di desiderio, un motivo di confronto, di richiamo alla parola del vangelo, alla fede, alle realtà sublimi del cielo. Ti auguro, quindi, ogni bene nel Signore; che tu possa vivere ogni giorno come un “nuovo mattone” da mettere nel cantiere dell’edificio della fede e della tua salvezza eterna.
Grazie per questa domanda! [MORE]
don Alessandro Carioti docente di teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico Pio XI di Reggio Calabria
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]