Il carcere, viaggio senza ritorno
Cronaca Piemonte

Il carcere, viaggio senza ritorno

giovedì 23 giugno, 2011

Novara 23 giugno 2011 - Quanti sono i detenuti in Italia ? Al 31 Ottobre 2010 si contavano ben 68.795, divisi tra 207 istituti di pena con una capienza totale di 44.962 posti.
I detenuti stranieri erano 25.364 di cui 3.013 erano donne in semilibertà.
Il sovraffollamento nei carceri è arrivato al collasso totale, preoccupanti considerazioni arrivano anche dal Ministro della giustizia Angiolino Alfano.[MORE]
Ogni estate esplode questo fenomeno e ritornano le paure delle rivolte ma soprattutto dei suicidi.
Nel 2010 ben 25 detenuti si sono impiccati, 6 sono morti asfissiati dal gas, 58 per malattie e altre cause, in 10 anni nei carceri italiani sono morti più di 1.500 detenuti, di cui oltre 1/3 per suicidio.

Considerando poi che i detenuti sono veramente molti e gli agenti di polizia penitenziaria troppo pochi.
Nel carcere di Torino , dopo tre suicidi in venticinque giorni i detenuti tornano a dormire sul pavimento della palestra mentre il personale di polizia deve assistere impotente. La capienza del carcere è di 1.023 detenuti ed è arrivato ad ospitarne ben 1.560. Ma dopo un momento di forte crisi, si è riusciti a trovare una soluzione con la realizzazione delle camere di sicurezza presso il commissariato San Paolo.

Ma i problemi che si possono trovare dentro un penitenziario sono veramente tanti.
Angiolo Marroni, garante dei diritti dei detenuti del Lazio, affermava attraverso una intervista del 26 Novembre 2009 che gli episodi capitati a Stefano Cucchi e Diana Blefari, hanno avuto il merito nella loro tragicità, perché si è riuscita ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema delle carceri.

Il penitenziaro è considerato come un luogo dove si pagano il tributo alla società per i crimini commessi, perdendo però oltre che alla libertà anche il diritto di essere comunque trattati come esseri umani.
L’assistenza sanitaria il più delle volte è insufficiente ed in troppi casi assente, segregazione di spazi fisici ben al di sotto della soglia di visibilità, per non parlare poi delle condizioni igieniche non dissimili da quelle di un campo di concentramento e dell’assistenza sociale ridotta ai minimi termini e quasi tutta sostenuta dal volontariato.

E’ giusto quindi costruire nuovi carceri? E ammodernare quelli già esistenti?, senza considerare poi il rimpatrio nei loro paesi d’origine per i criminali non italiani.
Il buio, il tunnel, la solitudine che si divide dietro le sbarre tra una cella e l’altra, dove le urla sono l’unico mezzo di disperazione che ha un detenuto per comunicare il suo disagio interiore e fisico.
In Usa due detenuti sono in isolamento da 40 anni, si tratta di Herman Wallace di 69 anni e Albert Woodfoz di 64 anni, in celle da due metri per tre.

Dopo tutti questi anni non vi è mai stato un riesame della loro situazione carceraria. Accusati di rapina e dell’omicidio di un agende penitenziario, i loro legali hanno più volte avanzato i dubbi sulle prove a loro carico. Le autorità della Lousiana dove si trovano i due reclusi, sono state così citate in giudizio.
Oggi come ieri, una storia che continua e si ripete a distanza di molti anni.

Lettera di C. R. dal Centro clinico di San Vittore, Milano, Novembre 1971, a Poggioreale si pativa la fame e alla fame c’era da sopportare inoltre un rigore di campo di concentramento di tipo nazista. Alle celle di punizione, per dare un esempio fui legato sul letto di forza e malgrado dei dolori acutissimi che mi presero allo stomaco non fui visitato da nessuno, né fui slegato. Dico grazie a qualche santo perché di solito a Poggioreale in quel periodo uno che veniva legato ci restava minimo tre giorni io ne rimasi per meno, ma mentre mi legavano ridevano e tiravano le fasce più che potevano…

Lettera di B.E. , Barcellona Pozzo di Gotto, Gennaio 1972. Tutto scarseggiava, vitto, alloggio, aria e medicinali, per cui uno dopo un certo periodo se non ha l’aiuto della famiglia ci si ammala certo. Marescialli, direttori, medici ed imprese, nonché gli aguizzini, fanno man bassa di tutto. Qui a Barcellona che all’entrata vengono dati in custodia ad un agente di magazzino. Parlando di disciplina, tutto deve essere accuratamente osservato ed accettato, mentre guai per chi sbaglia, perché non mancano mai celle d’isolamento, letto di contenzione ed altre torture, fino alle percosse. Dove vanno a finire i medicinali, il vitto e le altre cose che dà il superiore ministero? Tutto sparisce misteriosamente.

Dovrebbero dare le lenzuola per il bagno e quando vengono chieste non ci sono mai. Ho visto gente accanto a me, malati e sani, che facendo il bagno e dovendosi asciugare e non avendo famiglia prendevano le stesse lenzuola su cui dormivano. Come non ammalarsi?, il vitto, che ti posso dire, addirittura o quasi marcio tanto che emana un fetore insopportabile. Gli alloggi umidi, freddi e soprattutto sporchi. Ricordo una volta, e ciò accadde al carcere di Avellino, tre detenuti, un certo A. V., un certo R. ed un altro che non ricordo, solo perché reclamavano che il vitto non era adeguato, furono impacchettati e spediti al carcere di punizione di Lecce.
Racconti passati…storie vissute…vite cancellate e dimenticate…

Loredana Berardi
 


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