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È importante capire per chi crede, ma anche per chi ha i suoi dubbi rispetto al messaggio cristiano, che Gesù non ha preferenze quando guarisce qualcuno o quando si rivolge con parole di verità a chi gli sta accanto. È così perché nella sua missione è guidato dallo Spirito Santo che attinge ogni cosa nel cuore del Padre e non dai suoi sentimenti e neanche dal cuore degli uomini. Un esempio, tra i tanti, che può essere letto nel vangelo è sicuramente l’incontro con Matteo. Quest’ultimo è indicato a Gesù dal Padre, tramite lo Spirito Santo. Non c’è un ragionamento empirico. La grandezza della missione del Figlio dell’Uomo non viene da un calcolo sociale o politico, ma da un disegno più alto finalizzato alla salvezza dell’Umanità. Ogni passo, ogni scelta, ogni miracolo, vanno in questa direzione. Lo stesso Matteo non aspetta di decidere se accogliere la chiamata di Gesù. Lo segue![MORE]
Se ognuno di noi scoprisse il proprio rapporto con il cielo non farebbe altro che costruire azioni di benessere per la comunità in cui vive. Lascerebbe da parte i pensieri oltraggiosi contro il prossimo; sarebbe ostile alla corruzione, alla violenza, alla apatia sociale e spirituale; avrebbe il desiderio di lavorare per il bene comune; saprebbe ascoltare la voce del Padre governando quella degli uomini, senza cadere nel peggior modo possibile. L’incapacità di andare in questa direzione denota l’assuefazione alla materialità che sovrasta l’anima e rende l’uomo schiavo dei suoi sensi e della sua ingordigia quotidiana. Non si capisce che la voce dello Spirito precede ogni cosa terrena e che il suo ascolto, stimolato dalla preghiera e dal rispetto della Legge del Signore, rende possibile la costruzione di un modo migliore, a partire dalla propria vita.
Matteo è un peccatore, escluso dai Farisei da ogni attività sociale, eppure Gesù lo invita a seguirlo. Niente è impossibile a Dio, così quel cuore pieno di regnatele si apre alla Parola e si salva. Sarà un apostolo che seguirà il Messia, così ha decretato il Padre. I sacerdoti del Tempio non capiranno, perché sono miopi i loro occhi dinnanzi alla grandezza del Signore. Per loro conta la Tradizione, non la novità che era venuta a compiere la Scrittura e ad inaugurare l’uomo nuovo. Ognuno potrà rinnovarsi. Non ci sono gerarchie nella fede. I limiti nascono nel buio dei cuori induriti. Per i farisei i peccatori dovevano stare con i peccatori e i santi con i santi. Le regole della loro religione erano bloccate, perché la loro mente non sapeva leggere in profondità la grandezza della stessa Scrittura. Un modo perfetto per diventare i titolari di un potere religioso che ostacolava quella verità che loro stessi dicevano di aspettare. Una casta da proteggere dai peccatori, attenta ai sacrifici corporali.
Sono i malati che hanno bisogno del medico e non i sani. Il profeta Osea diceva: “Misericordia io voglio non sacrifici”. Verità che i farisei respingevano, guardando a Gesù come un sovvertitore dell’ordine del Tempio. Ma Lui, medico divino, è ogni giorno assieme a noi, per attuare il senso della sua missione eterna. I nuovi farisei, anche se sono cambiati i costumi, sono sempre di più allarmati della Sua presenza e rendono la Parola soltanto occasione di studio e di convegni, ma non di vita attiva. La deriva sociale, politica ed economica che accompagna l’ordinarietà dei tempi attuali è il risultato di questa resistenza che, dai rotoli della Sinagoga, è passata ora ai profili dei social. I culti sfarzosi o comunque vissuti per caso sono la negazione della fede dell’uomo. C’è bisogno oltre che dei riti di gesti concreti di misericordia. Gesù chiama Matteo, ma non tralascia di portare il suo amore nella sua casa e stare con altri peccatori. Non copre le ferite, le sana. A noi la scelta di imitarlo.
Egidio Chiarella
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