III incontro Cortile dei Gentili: La speranza: una virtù di cui bisogna saper rendere ragione
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CATANZARO 14 DICEMBRE 2012 - Nel pomeriggio di giovedì 13 dicembre u.s. si è svolto al Palazzo della Provincia di Catanzaro (Sala delle Culture) il III incontro di preparazione al Cortile dei Gentili, promosso dall’Arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, incentrato sul tema della speranza e moderato dal prof. Antonio Viscomi (docente di Diritto del Lavoro all’Università “Magna Graecia”).
L’argomento di questo terzo confronto culturale è stato affrontato in modo molto interessante e secondo diverse prospettive da due docenti: il prof. don Francesco Cosentino (teologo) e il prof. Vincenzo Bova (sociologo). Le relazioni sono state precedute e intervallate da alcuni brevi brani musicali tipici del periodo natalizio, eseguiti dal coro “Mater Pacis” della vicaria sud di Catanzaro diretto dal maestro Paolo Silvano. Agli interventi di alcune persone presenti in sala hanno fatto seguito infine le considerazioni conclusive dell’Arcivescovo.
Nel presentare il tema e i relatori, il moderatore ha rimarcato la sostanziale differenza tra ottimismo e speranza, in considerazione dello schiacciamento sul presente che caratterizza la società del nostro tempo, incapace di proiettarsi nel futuro mantenendo saldo il contatto con la realtà: spesso rimaniamo ingabbiati in essa senza capacità di ampliare gli orizzonti del pensiero oppure fuggiamo da essa inseguendo fantasie di vari tipi e rinunciando ad impegnarci insieme per migliorarla, il che comporta fatica e pazienza. Mentre l’ottimismo superficiale espone al rischio di vedere deformati i contorni della realtà in cui ci si trova, la speranza cristiana spinge all’impegno quotidiano e lungimirante per modificare con pazienza una realtà chiaramente percepita in tutti i suoi aspetti e contorni. [MORE]
La carità è la virtù più importante, ma la speranza è certamente la più impegnativa e richiede una profonda motivazione, di cui bisogna saper rendere ragione: è proprio la speranza, infatti, che in un ambiente buio ci distoglie dal maledire l’oscurità e ci spinge invece ad accendere una candela per poter orientare meglio i nostri passi.