I Partigiani della Scuola Pubblica denunciano lo spopolamento del Meridione
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LAMEZIA TERME (CZ) 13 NOVEMBRE - «Il divario esistente tra il Nord e il Sud comporta una serie di problematiche come quella relativa allo spopolamento del Meridione derivante dal diverso livello di scolarizzazione. Un quadro veramente allarmante della situazione del Sud riguardante anche la mancanza di lavoro, ma nel contempo risolvibile mediante validi interventi». Lo afferma la professoressa Rosella Cerra, membro dei Partigiani della Scuola Pubblica, impegnata nella trattazione dei temi dell’Autonomia differenziata nell’ambito del movimento. Dall’inizio del 2000 sono partiti dal Sud oltre due milioni di persone. Oltre il 68% dei cittadini, che nel 2017 ha lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord, aveva almeno un titolo di studio di secondo livello: diploma superiore il 37,1% e laurea il 30,1%» chiarisce Rosella Cerra.
Tale stato di cose si collega al livello di scolarizzazione dei ragazzi meridionali che si attesta in genere al 79,2% determinando tassi di abbandono scolastico molto elevati con una forte ripercussione nel mondo del lavoro dove gli occupati, usciti precocemente dagli studi, sono una minoranza a differenza del Centro - Nord dove si registra un numero più consistente di occupati nonostante il mancato proseguimento degli studi.
Anche l’emigrazione universitaria – per Rosella Cerra - è causa di spopolamento del Sud di cui la Svimez riporta dati impressionanti secondo i quali l’emigrazione studentesca determina una perdita complessiva di 3 miliardi di euro a causa delle risorse che vanno alle Università del Nord per la perdita di studenti e le spese sostenute dalle famiglie per il mantenimento degli studenti fuori sede. Questo dato indica che negli ultimi anni il Sud ha perso 200.000 laureati e circa 30 miliardi di euro che le famiglie hanno speso per la formazione dei loro figli. Finora lo Stato, in base ad altri dati emergenti, ha dato al Sud poche risorse per poter garantire sviluppo e posti di lavoro. « Parliamo –afferma Rosella Cerra - del famoso 34% delle risorse dello Stato che devono essere investite al Sud, in proporzione al numero della popolazione, mentre finora mediamente si è investito al massimo il 28%. È chiaro che investendo di meno si ottiene di meno».
In una simulazione dell’applicazione per 10 anni della clausola del 34%, fatta dalla Svimez, si apprende che si sarebbero mantenuti circa 300.000 posti di lavoro, invece della perdita di 500.000 posti». Al fine di risolvere tale situazione ed evitare lo spopolamento è necessario favorire la crescita occupazionale a partire dagli asili nido e dal tempo pieno nelle scuole. «Bisognerebbe favorire – secondo Rosella Cerra – un doppio canale lavorativo sia degli occupati nelle strutture pubbliche ( insegnanti, personale educativo e ausiliario, imprese di pulizie) sia delle famiglie in favore di una maggiore occupazione femminile. Sistematicamente alle città del Sud – aggiunge Rosella Cerra - è stato dato molto meno di quanto previsto dalla Costituzione. Molti milioni in meno per ogni comune. Ciò ha comportato minori servizi, minore qualità dei servizi e ovviamente minore occupazione e maggiore spopolamento.
Il principio è quello della “perequazione”, previsto dalla Costituzione, a garanzia dell’uniformità dei servizi e dei diritti su tutto il territorio nazionale». Rosella Cerra, insieme ai Partigiani della Scuola Pubblica, ha sempre denunciato e continua a denunciare le criticità emerse in ogni settore come la precaria condizione in cui versa la maggior parte degli edifici scolastici del Sud dove 700 edifici scolastici su 2000 all’anagrafe dell’edilizia scolastica sono al centro di un ampio programma di interventi per la sicurezza.
Foto: Rosella Cerra
Lina Latelli Nucifero