I drammi alluvionali e l'enciclica Laudato Si'
Fantasticherie del cuore Calabria

I drammi alluvionali e l'enciclica Laudato Si'

domenica 17 settembre, 2017

Ognuno di noi dovrebbe fare tesoro dei messaggi che Papa Francesco ha mandato al mondo intero con la sua Enciclica sulla difesa del creato, Laudato Si’. Un documento essenziale e più che mai oggi attuale per cittadini, famiglie, amministratori, responsabili della manutenzione del territorio. Le alluvioni di questi giorni; le frane; gli incendi dolosi; le vittime; le paure; i disastri ambientali non possono essere solo spunti di cronaca, ma devono scuotere la nostra coscienza. Rispettare la natura; monitorare e pulire i corsi d’acqua di qualsiasi livello; non intubare i torrenti; non costruire sui letti fluviali e terreni argillosi deve essere un fatto naturale e non un adempimento d’emergenza. È un fatto di civiltà che per un cristiano e ogni uomo di buona volontà dovrebbe trasformarsi in sana azione quotidiana.[MORE]

Due anni addietro, giugno 2015, la rivista “Famiglia Cristiana” pubblicò con grande successo una sintesi dei sei capitoli dell’Enciclica che richiama potenti e non al rispetto dell’equilibrio naturale per salvare il pianeta, ormai sfregiato nella sua armonia climatica e strutturale. Ecco alcuni spunti che ci aiutano dopo i disastri ambientali che hanno accompagnato l’Italia in questa stagione, con l’apice negativo nella bella città di Livorno. “Dopo un ampio sguardo d’insieme e l’appello a «rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta», papa Francesco analizza, nel primo capitolo Quello che sta accadendo alla nostra casa. Lo fa servendosi delle più recenti acquisizioni scientifiche in materia ambientale e affrontando temi concreti”. Parla di mutamenti climatici, biodiversità, questione dell’acqua; debito ecologico del nord rispetto al sud; ecologia integrale.

Nel secondo capitolo si parla del vangelo della creazione. “…L’essere umano ha il compito di
« “coltivare e custodire” il giardino del mondo (cfr Gen 2,15) », sapendo che «lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio».  Nel terzo capitolo si concentra sulla radice umana della crisi ecologica e “il Papa va alle cause profonde del degrado. La denuncia è soprattutto per la logica «usa e getta» che genera la cultura dello scarto. Le competenze tecniche, scrive il Papa danno a «coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero».  “Sono proprio le logiche di dominio tecnocratico che portano a distruggere la natura e a sfruttare le persone e le popolazioni più deboli”.

Nel quarto capitolo si affronta il tema della giustizia e della politica. Papa Francesco parla di ecologia delle istituzioni: «Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana: “Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali”». Nel quinto capitolo vengono elencate alcune linee di azione e si spiega il compito della Chiesa in un tema cosi grande: “La Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica”, ma il Papa invita «ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune».

Nel sesto e ultimo capitolo si parla di Educazione e spiritualità ecologica, perché «ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo». È necessario perciò coinvolgere tutti gli ambiti educativi, in primis «la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi». Lo scopo è di «puntare su un altro stile di vita», che apre anche la possibilità di «esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale». Le sfide più importanti che riguardano l’uomo, passano da oggi in avanti da un più sano e rispettoso rapporto con il bene sommo della natura. Non capirlo significa rifiutare il benessere comune!

Egidio Chiarella

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