Grillo apre a CasaPound e Ingroia: «No alleanze, ma chi vuole può entrare nel M5S»
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ROMA, 11 GENNAIO 2013 - «Il sistema sta collassando, è tutto marcio. Se va avanti così ci sarà una rivoluzione violenta». La dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera è fatta da un Beppe Grillo che, circondato da altri esponenti delle varie forze politiche, usa i toni del politico (fino ad un certo punto) invece che del comico.
Alle 8 di questa mattina si sono aperti gli uffici del Viminale per la presentazione dei simboli, delle liste e delle coalizioni che animeranno le prossime elezioni politiche a febbraio. Un’attesa lunga, nella quale il leader del Movimento Cinque Stelle, complice appunto la presenza dei molti rappresentanti di altre forze politiche, ha mostrato disponibilità non per alleanze elettorali, quanto ad un futuro ingresso nel Movimento a chiunque ne voglia fare parte.
L’apertura che più ha suscitato stupore è quella fatta dal genovese a CasaPound. «Vorremmo sapere se sei antifascista» gli chiede un militante del partito di ispirazione fascista. «Questa è un problema che non mi compete» glissa Grillo su La Stampa. «Il nostro è un movimento ecumenico. Se un ragazzo di Casa Pound volesse entrare nel Movimento 5 stelle e avesse i requisiti per farlo, ci entra. Più o meno avete delle idee che sono condivisibili, alcune meno alcune di più. Questa è la democrazia».[MORE]
Apertura e complimenti sul Corriere anche per Antonio Ingroia, leader del Movimento Rivoluzione Civile: «Ha fatto un movimento, e noi siamo i naturali alleati dei movimenti. È una persona per bene, ma dietro di lui ci sono sempre gli stessi. Sugli inceneritori potremo lavorare insieme».
Tuttavia, Grillo ribadisce il punto fermo del M5S: chi vuole può entrare (se lo riteniamo degno), ma si corre da soli.
Infine, arriva la promessa di guerra: «Arriveremo in cento, duecento, non importa. Rivolteremo la Camera e l'apriremo come una scatoletta di tonno», che senza dubbio involontariamente, richiama l’immagine dei mussoliniani bivacchi in Parlamento.
L’apposizione del nome di Grillo come capolista ha spinto alcuni a credere che il comico-politico fosse venuto meno alla sua promessa di non candidarsi alla Presidenza del Consiglio. Tuttavia, è bene ricordare che la scelta del premier spetta al presidente della Repubblica, sentito il parere del Parlamento. È prassi che dal 1994, cioè da quando si è definito il bipolarismo politico, il capolista del partito che vince le elezioni sia nominato premier. Ma non è legge, né tantomeno automatico che il capolista sia il candidato premier del partito/coalizione.
(Foto: lindipendenza.com)
Giovanni Gaeta