Governo, secondo giro di consultazioni: intesa Pd-M5S più lontana
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ROMA, 26 APRILE – Al via un nuovo giro di consultazioni: Roberto Fico, Presidente della Camera incaricato di sondare un’asse Pd-M5S, incontrerà alle 11 il partito democratico e poco dopo i pentastellati prima di salire al Colle. L’intesa tra i due partiti che si sono sempre dichiarati rivali è più lontana, nonostante la volontà di Di Maio di provare a instaurare un Governo e il desiderio di Martina di cercare un dialogo.
Dopo tre giorni di consultazioni il Presidente Fico ancora non ha trovato un’intesa tra i due partiti, ostacolata soprattutto dagli esponenti democratici “renziani”, tra cui il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, il quale confessa a Radio Capital: "Ci separano distanze siderali dal Movimento. Va bene il dialogo, è l'essenza della politica. Ma guai a fare un accordo". Più nascosto è stato Matteo Renzi, che è sceso in piazza a Firenze per la giornata della Liberazione. Ha effettuato tra la gente che gli si avvicinava un sondaggio per capire quale fosse l’opinione della gente su un’eventuale accordo con Di Maio, ma le risposte sono state tutte negative: “così è la volta buona che si sparisce davvero. Noi siamo altro”, “Matteo non cadere in trappola coi grillini eh!”, “Ci hanno chiamato mafiosi fino a ieri, e ora...” e l’ex leader risponde ai giornalisti: “Vedete, la gente la pensa come me: l’accordo col M5S non va fatto”.[MORE]
All’interno della Direzione del Pd ci sono ancora molti sostenitori renziani, ma lo stesso ex leader del partito è a conoscenza che molti esponenti di rilievo come Paolo Gentiloni, Dario Franceschini e Marco Minniti stiano spingendo per un esecutivo di salvaguardia del Paese. C’è anche chi auspica un ritorno di Renzi, come Antonello Giacomelli: “Renzi ritiri le dimissioni da segretario. Penso quindi che tocchi a lui condurre il partito in un confronto senza sconti e senza pregiudizi per dire tutti insieme in modo chiaro e trasparente al presidente Mattarella e al Paese se ci sono o non ci sono le condizioni perché il Pd assuma una responsabilità che fin qui non abbiamo in alcun modo previsto di assumere”, ma lui non ritratta la sua posizione: “Ritirare le dimissioni? È un’ipotesi che non esiste”.
Anche all’interno del partito pentastellato iniziano a sorgere crepe e divisioni, mentre inizia a sorgere l’idea di dover “sacrificare” la figura di Di Maio come premier pur di andare al Governo con il Pd. Se Fico dovesse portare cattive nuove a Sergio Mattarella sull’intesa M5S-Pd, si tornerebbe a discutere della disputa Di Maio o Salvini come premier, che inevitabilmente riporterà al voto.
Federico De Simone
fonte immagine: cagliaripad.it