Gli Aspiranti Acrobati di Roberta Spaccini, recensione
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Catanzaro, 27 marzo - “Gli Aspiranti Acrobati”, opera prima di Roberta Spaccini, è un romanzo generazionale ambientato tra gli anni ’80 e ’90. Se lo avessi letto in un altro periodo probabilmente mi sarei fatto un’idea diversa ma, chiuso in casa per rispettare le regole del decreto “Italia zona protetta”, mi ha accompagnato in un tempo, per me felice, consentendomi di riflettere su quanta ricchezza e forza abbiamo dentro per far fronte a questa emergenza sanitaria che, giorno dopo giorno, ci sta cambiando. È inevitabile, non saremo più quelli di prima, a noi la scelta se diventare migliori o peggiori. Il racconto di Roberta mi ha preso per mano in una stanza chiusa, anche gli avvolgibili per via del vento forte e temporale, e mi ha accompagnato nel centro storico di una Perugia aperta al mondo intero.
Una generazione di giovani, per cui lo stare vicini era l’essenza del vivere, attraverso i loro sentimenti, i loro primi scossoni, evidenziano l’importanza dell’unione familiare, che grande occasione abbiamo per rimodellare i nostri rapporti con tanto tempo per stare di nuovo insieme. L’amicizia è la vera protagonista del racconto e ci ricorda come nei momenti di difficoltà sono i veri amici che ti salvano. Ne abbiamo tanto bisogno per combattere un nemico che vuol farci temere il respiro dell’altro. Pagine commoventi ci sono regalate da una nonna e dalla sua nipote e il nostro pensiero vola a tutti quegli anziani che stanno combattendo da soli, senza poter essere aiutati dai propri famigliari, e a tutti quelli che non ce l’hanno fatta, ci sta lasciando un’intera generazione, una perdita immane.
Ci mostra, però, anche il luogo da dove dobbiamo ripartire, il paese d’origine della giovane protagonista, quel mondo in cui siamo cresciuti, ci siamo formati, imparando i valori dell’unione, della solidarietà, del rispetto delle persone e delle regole, del senso del dovere, a non arrenderci mai, ad essere sempre alla ricerca della soluzione e non abbandonarci mai alla lamentela, a saper cogliere il bello che c’è in ogni persona e in ogni cosa che sta intorno a noi. Abbiamo bisogno di tutto ciò per riuscire a vedere colui che sta ad un metro di distanza da noi, non come il nemico che ci contagerà, ma come il nostro fratello che ci aiuterà a salvarci insieme. Il rischio è sanitario, finanziario ma, soprattutto, sociale, oggi più che mai necessitano unione e solidarietà, nel pieno rispetto delle regole che ci permetteranno di vincere. Il grande insegnamento è che da soli non siamo niente, uniti riusciremo a non perdere l’equilibrio, come fanno gli aspiranti acrobati.
Il testo, di finzione se pur ispirato ad una storia vera, trasporta con una scrittura semplice e delicata, arricchita da poesie dotate di un delicato lirismo e profondità di pensiero a fine capitolo. All’inizio, invece, importanti citazioni preparano al corso della storia. Vasco Rossi, Cocciante, Venditti, i Beatles, Phil Collins, Ligabue, Barbarossa e Masini fanno da colonna sonora ad una piacevole lettura.
Saverio Fontana