Giuseppe Maritato: "Rivista dialettale" origini usi e costumi delle realtà contadine
Cultura e Spettacolo Lazio Roma

Giuseppe Maritato: "Rivista dialettale" origini usi e costumi delle realtà contadine

lunedì 3 gennaio, 2011

Pronta l’uscita del libro edito dall’Associazione promo&form e scritto da Giuseppe Maritato. Il libro intitolato “RIVISTA DIALETTALE” ORIGINI, USI E COSTUMI DELLE REALTA’ CONTADINE.
Il prezioso ed inestimabile patrimonio culturale della Calabria, di Cosenza e soprattutto di Cetraro e della sua Contrada San Pietro Alto – ci spiega Giuseppe Maritato - poggia le sue fondamenta sulla conoscenza, la comunicazione e la cultura del rispetto, nella convinzione forte che la cultura e solo la Cultura, come rispetto dell’ambiente, dei Beni culturali, come legalità, può rappresentare una leva di sviluppo socio-culturale di un territorio, martoriato, ma anche sconosciuto o misconosciuto. [MORE]

Le Contrade devono riconsiderare la loro storia, la loro cultura, le loro tradizioni, perchè, attraverso un dialogo costruttivo, possano trovare punti comuni su cui costruire un futuro migliore. Devono riappropriarsi delle loro radici, per aprirsi alle offerte della società interculturale; e trasmettere alle nuove generazioni usi e costumi del passato, che rischiano l’estinzione.

La promozione dell'educazione alla tutela del patrimonio culturale è strumento di sviluppo del territorio.
Il mio lavoro nell’orizzonte folklorico tradizionale dell’area Tirrenica-Cosentina, di Cetraro in particolare, è basata principalmente sull’impronta sociologica :comportamenti riti, miti e simboli, dialetti, usi, costumi.
In questi rituali che ancora sopravvivono alle cancellazioni del tempo, sono presenti antichi valori umani ed elementi culturalmente significanti per scavare nel nostro passato remoto e ritrovare il nostro senso di appartenenza, nella società consumistica contemporanea.

I riti e le tradizioni collettive nella nostra terra, (che mi piace definire “culture di mare” & di Montagna), si susseguono secondo una ritualistica consolidatasi nei secoli che si ripropone puntuale.
In molte tradizioni contadine italiane, seppur geograficamente lontane tra loro, troviamo alcuni temi comuni che sembrerebbero legare indissolubilmente il mondo agrario ad antiche tradizioni pagane. Le forme estatiche, i rituali di fertilità sembrano essere filo conduttore di una cultura subalterna, mai del tutto scomparsa.
Popoli di prevalente cultura contadina, attraversati da civiltà diverse, che si son trovati, per secoli, stretti tra un clero influente e il potere di avidi feudatari, hanno saputo lasciare un ricco patrimonio di valori, civiltà e culture, abbisognevoli di recupero, conservazione e valorizzazione.

Non è un caso che queste tradizioni si siano conservate in zone favorite dall’isolamento e accomunate dalla paura del negativo nella vita quotidiana e delle angustie della povertà agricola. Il sopravvivere di una cultura subalterna contadina ancora attaccata a queste credenze, attraverso ricordi, narrazioni, trasformazioni, ha permesso che le stesse arrivassero fino ad oggi.

In Calabria, come in tutto il meridione, il sistema festivo costituisce parte essenziale del dispositivo con cui le diverse comunità procedono alla formazione dei loro orizzonti identitari.
Le feste popolari sono una forma primaria molto importante della cultura umana, il cui clima nasce dalla sfera spirituale e ideologica del popolo; e le fasi delle loro evoluzioni storiche sono legate a periodi di crisi nella società.

Rinascere, rinnovarsi erano caratteri peculiari delle feste popolari, sia laiche che ecclesiastiche. Nelle feste i popoli rivivono i momenti più significativi della loro storia.
Molti riti oggi sono scomparsi e molti hanno subito trasformazioni.
Nella nostra società post-industriale alcune forme liturgiche sono diverse dalle ritualità folkloriche tradizionali ed a volte assumono l’aspetto di sagre ed animazioni etnoturistiche.
In alcuni rituali, credenze e comportamenti che si ripetono annualmente, il popolo manifesta il suo bisogno di evasione dalla realtà, ieri come oggi.
I riti della Settimana Santa e la festa del Carnevale, in cui la tradizione cattolica si è innestata su quella pagana, da sempre hanno offerto al popolo la possibilità di estraniarsi dal reale, anche se solo per qualche giornata, di dimenticare convenzioni e ruoli sociali. In particolare in questi due rituali, uno di natura laica, l’altro ecclesiastica, il popolo ha cercato di espellere le forze malefiche che sembravano influenzare il suo vivere quotidiano e, rinnovato e purificato, ricercava la gioia.
Le feste tradizionali della Calabria esprimono un ricco patrimonio di storia e cultura, legate molte volte alla natura e sempre cariche di un forte simbolismo. Le tradizioni popolari, religiose ed anche alimentari a queste legate, come tutti gli altri Beni Culturali e ambientali (monumenti, Chiese, ruderi, torri, castelli, palazzi, musei, siti e parchi archeologici, parchi naturali) sono un’industria antica che può costituire una valida spinta allo sviluppo socio-culturale futuro della regione. In questo contesto si inserisce anche la Contrada San Pietro Alto di Cetraro.
Il patrimonio artistico-culturale, oltre che materiale, è un'importante risorsa da salvaguardare. Di questo immenso patrimonio occorre costruire il valore nel presente, attraverso il riconoscimento sociale della sua importanza e la sua introduzione in circuiti virtuosi di fruizione e valorizzazione. In sostanza i beni culturali devono essere vissuti come risorsa territoriale, non solo come monumenti.
E non è ancora troppo tardi per prendere coscienza dell’immensa ricchezza che questa terra possiede, soggetta nel tempo alla legge inesorabile del progressivo disfacimento, per poter intervenire con una doverosa ed oculata azione di tutela e valorizzazione.


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