Giovani imprenditori: il settore del vino, una gran passione, ma a quale prezzo?
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VERONA, 4 MAGGIO 2014- Un mese fa il premier Matteo Renzi, in visita al Vinitaly a Verona, appariva raggiante muovendosi sicuro tra gli stand della fiera del vino e dei distillati. Il premier, in quell’occasione, si è detto convinto che il settore dell’export sia uno dei punti di forza su cui l’Italia deve puntare. “L'export del vino” ha detto Renzi, “adesso è a 5 miliardi, nel 2020 puntiamo a 7,5 miliardi. Lo stesso si può fare con l'agroalimentare: dagli attuali 33 miliardi bisogna arrivare a 50, sempre nel 2020”. Gli stessi dati Istat riportati sul sito www.inumeridelvino.it parlano di un forte incremento del valore di esportazioni totali: dal dicembre 2012 il settore dell’export è cresciuto del 35%. Non è difficile dunque credere che il 78% dei giovani under 40 sogni di lavorare nel settore del vino, soprattutto stando agli ultimi dati Almalaurea secondo i quali l’80% degli iscritti ad Enologia trova lavoro nel settore.[MORE]
Ai dati entusiasti presentati dalle istituzioni, è necessario però confrontare la realtà dei fatti. A rendere l’idea di quanto sia complicato approcciare il settore enologico è la 25enne imprenditrice veronese Veronica Adami, da qualche anno entrata in supporto alla famiglia nella gestione della cantina. Veronica vive su una splendida collina veronese, a metà tra Quinzano e Negrar, nella tenuta Ca’ Pigneto. Da qui la vista mozzafiato sulla città scaligera si perde in mezzo ad ettari di terreno coltivato a viti, dal quale la famiglia Adami produce tre tipi di vino: l’Amarone, il Ripasso e il Recioto. Anche quest’anno, come ormai da diverse edizioni, la famiglia Adami era presente al Vinitaly con il proprio stand e al termine della Fiera Veronica ha tirato un po’ le somme. “Il vino è moda” ha detto la giovane imprenditrice. “Ma com’è difficile. Sono convinta che chi si mette in questo mondo lo fa per passione”. I costi e i guadagni infatti il più delle volte arrivano giusto a coincidere e le difficoltà nell’esportare i propri prodotti non mancano. “I nostri sono di certo vini di nicchia” ammette la 25enne parlando della produzione di famiglia, “ma io, da piccola imprenditrice, non ho aiuti, mi sento sola”.
Veronica è il classico esempio di giovane che nell’export crede fermamente, “perché in Italia un po’ per la crisi, un po’ per la concorrenza, un po’ perché il mercato è saturo, si fa veramente fatica”. “Per questo abbiamo deciso di buttarci sull’estero e abbiamo preso contatti con la Russia, in particolare con San Pietroburgo (dove l’Amarone va alla grande). Qui si passa attraverso le Camere di Commercio, che aiutano a trovare i distributori sul territorio, solitamente una decina, ma ovviamente chiedono il pagamento di un ‘obolo’, che si aggira intorno ai 2/3.000 euro. E tuttavia tra quei dieci potenziali distributori, la Camera di Commercio non assicura che le trattative vadano buon fine. Quindi ci si trova a pagare una cifra importante senza effettive sicurezze”. Altra situazione si crea quando si individua un compratore interessato al prodotto: qui è necessario saper fiutare l’onestà. “A noi è capitato di ricevere un ordine da 2.000 euro per l’Amarone da parte di un compratore brasiliano, che ci era stato indicato da persone di fiducia. La prima compravendita è andata a buon fine e quando ci è arrivato un secondo ordine da 8.000 euro non abbiamo esitato a spedire la merce. Purtroppo, il pagamento non è mai stato effettuato e il compratore è sparito nel nulla. Quindi va bene buttarsi su mercati nuovi, ma bisogna davvero essere sicuri”. Per farsi conoscere le Fiere sono certamente una buona vetrina, ma anche lì costo è davvero imponente. “Come piccoli imprenditori, soprattutto se giovani, siamo un po’ abbandonati a noi stessi. Manca un aiuto nel trovare e creare contatti, solo in questo modo l’export potrà veramente rappresentare la svolta per l’economia di questo Paese”.
Federica Sterza