"Giornata della Memoria e dell'Accoglienza", da Lampedusa a Milano. Intervista a Susy Iovieno
Interviste Lombardia

"Giornata della Memoria e dell'Accoglienza", da Lampedusa a Milano. Intervista a Susy Iovieno

venerdì 3 ottobre, 2014

“[…] Ama un paese e lo lascia.
L’impossibile è il lontano?
Ama partire verso ogni cosa,
perché nel viaggio libero tra le culture
c’è posto per chiunque cerchi l’essenza umana.
C’è un margine che va avanti,
un centro che indietreggia.
L’Oriente non è del tutto Oriente
né l’Occidente, Occidente,
perché l’identità è aperta al pluralismo,
non è fortezza né trincee […]”.

Mahmoud Darwish, Esilio - Contrappunto (A Edward Said)

MILANO, 3 OTTOBRE 2014 - 3 ottobre 2013 – 3 ottobre 2014. È passato un anno dalla tragedia di Lampedusa. Si potrebbe iniziare dal riportare il numero dei morti che quel nefasto giorno portò con sé, ma sfogliando le pagine dei giornali ci si accorge che è un numero afflitto da variante: per qualcuno sono 368 (dato ufficiale), per altri 366 e per altri ancora 363.

Una relatività assolutamente triste considerato che si tratta di 368 singoli individui, di singole vite perse. Una relatività che allo stesso tempo esprime quanto sia importante ricordare e non dimenticare. In tal senso, è altrettanto triste notare come siano caduti nel vuoto gli appelli rivolti al governo nazionale di istituire, su proposta del "Comitato 3 Ottobre", la “Giornata della memoria e della accoglienza”. Una proposta di legge semplice, fondata su due soli articoli, che ancora ad oggi il Parlamento non ha approvato. E allora è meglio muovere, perché “movimento” è una delle parole chiavi quando si parla di migranti, da chi agisce, ovvero da coloro i quali verso queste persone, verso questi cittadini del mondo in movimento, hanno rivolto e rivolgono quotidianamente attenzioni e cure, offrendo loro ospitalità e rispetto.

Abbiamo intervistato Susy Iovieno, volontaria di riferimento di “SOS ERM – Emergenza Rifugiati Milano”. Quest'ultima è un’organizzazione che opera alla Stazione Centrale di Milano che da mesi, per migliaia di questi cittadini del mondo e superstiti del mare, è oramai diventata, dopo Lampedusa, una sorta di “secondo gate d’Europa”. È da Milano, infatti, che tali cittadini, per lo più di nazionalità siriana ed eritrea, sperano di “salpare” verso orizzonti di diritto capaci di ridare loro dignità e futuro che guerre, regimi dittatoriali, persecuzioni, e cecità politica, nella sua più ampia e nobile accezione di “polis”, hanno cancellato.

 

Che cos’è SOS ERM – Emergenza Rifugiati Milano, come nasce, ed in cosa consiste la vostra attività di volontariato?

Soserm nasce il 29 luglio 2014, ha come oggetto sociale l'assistenza socio-sanitaria e l'accoglienza per i profughi e rifugiati, nata dall'esigenza di strutturare l'esperienza dei volontari del comune di Milano che da metà giugno operano al mezzanino.

Quante sono in media le persone bisognose di aiuto che arrivano giorno dopo giorno alla Stazione Centrale di Milano? E quali sono le loro condizioni di salute?

Dall'inizio dell'esperienza del mezzanino a giugno, l'andamento degli arrivi è stato altalenante, media 100 persone a giugno, sui 200 a luglio, 300 ad agosto fino a metà settembre, ora sui 50-60 da una quindicina di giorni. Le condizioni di salute in generale sono buone, solo episodi sporadici di febbri, dissenterie, mal di gola, pelle bruciata dal sole ma questo è accaduto a luglio e ad agosto.

Aiutare quotidianamente queste persone, significa entrare a contatto con famiglie, uomini, donne e bambini le cui storie di vita sono attraversate da sofferenza e speranza e che hanno sperimentato in diverse occasioni la tragicità della morte. Chi sono questi individui e cosa la colpisce maggiormente di loro?

Grazie al volontariato al mezzanino si entra in contatto con tante famiglie siriane in genere con tanti bambini, anche tanti uomini soli per lo più giovani ragazzi.
Sono tutti molto composti e dignitosi: la dignità è la dote che maggiormente colpisce chi ha contatti con loro.

Se fino a qualche tempo fa era soltanto Lampedusa a rappresentare il “gate d’Europa”, adesso è possibile dire lo stesso per la città di Milano che oramai è diventata una sorta di snodo fondamentale lungo queste tratte della speranza che hanno la Svezia come meta ultima. Secondo la sua esperienza, cosa spinge queste persone ad intraprendere un così rischioso viaggio?

Intraprendono questo viaggio rischiosissimo perché in Siria la guerra continua da 4 anni, sempre più cruenta ed ormai tante cittadine sono allo stremo, senza acqua, senza cibo, l'unica alternativa la fuga.

Nella vostra attività di volontariato quali difficoltà incontrate maggiormente e quali soluzioni suggerite?

Inaspettatamente l'attività di volontariato è stata ben accolta al mezzanino, mai contestazioni o lamentele, anzi molta solidarietà da parte di privati cittadini che portano beni di ogni tipo. Il luogo non è tra i più idonei, ma il Comune finora non è riuscito ad ottenere spazi protetti da grandi stazioni.

Da mesi la giunta Pisapia reclama la mancanza di aiuto da parte del governo nazionale nella gestione di questa crisi umanitaria che coinvolge la città di Milano. Da semplice volontaria, ma che ogni giorno supplisce col suo impegno all’assenza di uno stato incapace di offrire la necessaria accoglienza, che idea si è fatta su tale situazione?

Il governo italiano è stato piuttosto discontinuo in questi mesi. Ha fornito l'appoggio economico ma null'altro. È mancato il coordinamento a livello nazionale tra le prefetture, i siriani son venuti a conoscenza col passa parola dell'accoglienza di Milano ed in massa son venuti qua ma non è mai esistito un piano nazionale dell'accoglienza, solo da qualche mese le prefetture smistano nei luoghi di sbarco gli immigrati

In materia di immigrazione anche l’Unione Europea e gli stati componenti stanno lavorando per politiche di respingimento e non di accoglienza. Se da un lato, infatti, l’Unione Europea sembra voler cambiare la politica attuata nell’ultimo anno e volgere verso la messa in fine dell’operazione Mare Nostrum, che si pone come obiettivo una condotta di rintraccio e soccorso delle barche fino nelle acque internazionali, sostituendolo con il cosiddetto “Frontex Plus”, che si dovrebbe limitare alla gestione di operazioni di pattugliamento e soccorso al limite delle acque europee, anche paesi come Germania, Austria e Francia eseguono serrati “respingimenti di terra” che negano quel diritto sacrosanto alla mobilità che ogni persona dovrebbe poter esercitare. Per quanto possibile, dalle tante esperienze raccolte, ci può dire se e quanto siano controproducenti tali politiche?

Purtroppo l'italia non ha finora rispettato il trattato di Dublino. I profughi siriani in massa si sono recati in Germania e Svezia, ora evidentemente anche in quei paesi il sistema è al collasso ed i controlli sono diventati serrati. Da pochi giorni le prefetture prendono le impronte o fotosegnalano gli immigrati. Un cosi improvviso cambio di rotta lascia nel panico migliaia di persone che hanno la sola colpa di voler una vita dignitosa e serena nei paesi europei con un welfare migliore.[MORE]

Se qualche libero cittadino volesse aiutarvi nella vostra attività di volontariato o al mezzanino della Stazione Centrale o anche a distanza, che cosa può e deve fare?

Per aiutarci è sufficiente iscriversi e scriverci al gruppo presente su Facebook "Emergenza Siria Milano". Nel caso si volessero fare delle donazioni nella suddetta pagina facebook abbiamo indicato un conto corrente.

(Nell'immagine di copertina alcuni volontari di SOS ERM. Nella fotogallery alcuni momenti delle attività di volontariato svolte alla Stazione Centrale di Milano)

Giovanni Maria Elia

 


Autore
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