Gioacchino Criaco incanta il pubblico di Liber@Estate 2019
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Gioacchino Criaco incanta il pubblico di Liber@Estate 2019

domenica 25 agosto, 2019

Catanzaro, 25 Agosto - Gioacchino Criaco si affaccia da quella “Rotonda sul mare” che ispirò Fred Bongusto e ammira le onde del mare che accarezzano gli scogli sottostanti. Si incanta a guardare il percorso che Cassiodoro percorreva per arrivare alle “Vasche”. È così che si concentra in attesa che l’incantevole sala all’aperto si riempia in ogni ordine di posto.

Sabato sera,  alle 19.30, la presentazione del suo ultimo libro,"La maligredi”, ha inizio e sono il vicesindaco di Stalettì (CZ), Rosario Mirarchi, e l’avvocato Sandro Scoppa, ideatore e curatore della rassegna Liber@Estate 2019, a porgere i saluti all’autore calabrese i cui scritti sono letti e apprezzati in tutto il mondo.

“Sono particolarmente innamorata de “La maligredi” che reputo un grandissimo romanzo. La prima cosa che mi ha colpito è la bellissima immagine che ne viene fuori dell’Aspromonte come montagna dolce, io l’avevo sempre pensata al maschile, un monte aspro. La descrizione dei luoghi raggiunge momenti di grande lirismo e, in queste pagine di poesia pura, l’autore inserisce le lotte di un sessantotto aspromontano, perché la rivoluzione c’è stata anche in Aspromonte ed è stata costellata di lotte per il raggiungimento dei diritti. Leggere queste pagine mi ha fatto riflettere sul fatto che oggi abbiamo smesso di esigere i nostri diritti e molto spesso siamo acquiescenti a tutti gli scempi e, soprattutto, verso questo esodo continuo che porta via i nostri giovani a causa della mancanza di lavoro”, questa, in sintesi l’introduzione della scrittrice e giornalista Daniela Rabia che ha poi dato inizio ad un interessantissimo dialogo con l’autore.

“Le parole non sono rumori ma il rapporto fondamentale che l’uomo stabilisce con ciò che gli è intorno. Ogni parola è una storia stratificata nei secoli, nel caso del mio popolo è una storia millenaria passata a costruire un rapporto con il mondo circostante, con l’Aspromonte. Fino a un certo punto siamo stati quello che parlavamo. L’ingiustizia più grande che un popolo può conoscere è quella di perdere le parole. Sono andato via a diciannove anni perché non avevo le parole giuste per rapportarmi con la montagna, per me era soltanto un monte aspro. Nel 1999 sono tornato di nascosto e ho vissuto dieci anni tra i boschi. Dopo un po’ essi hanno iniziato a parlarmi e mi hanno fatto capire che era aspro soltanto perché utilizzavo la parola sbagliata, asper dei latini, che erano venuti a conquistarlo e l’hanno trovato ostile. Per noi che ci siamo nati lì e apparteniamo alla cultura greca le parole giuste sono Aspru, cioè bianco, lucente, e Oscia, montagna. Queste due parole mi hanno cambiato completamente la vita, improvvisamente il mio rapporto con la montagna è passato dall’ostilità all’amore. Ho scoperto che è la madre che ci ha dato origine e lo ha fatto insieme ad un’altra femmina. Lo Jonio, il mare, oggi sono intesi al maschile, per i nostri, invece, era I Thálasse, la mare. Noi siamo figli di quella montagna, e siamo misti agli altri figli, quelli partoriti dall’altra madre, cioè portati da altri posti dallo Jonio, e abbiamo un padre unico, l’Africo, o meglio il Libeccio, il vento che arrivava dal Sahara e fecondava queste due grandi madri. I nostri, grazie ad una cultura basata sul rispetto di ogni essere animato ed inanimato e sull’utilizzo delle parole giuste, ci hanno tramandato il più grande tesoro che gli aspromontani hanno, la natura. Per cinquemila anni abbiamo avuto questo tipo di rapporto, poi è arrivato qualcosa che ci ha vietato la lingua. Africo era il paese più interno dell’area grecanica e con l’avvento del fascismo la lingua greca è stata vietata. Per questo motivo non ho imparato nulla di quel mondo, tutto era puzza e polvere. Grazie a questi dieci anni oggi vedo soltanto un mondo lucente e utilizzo le parole giuste”, con questo racconto ispirato l’autore africoto ha incantato immediatamente i presenti ai quali ha poi spiegato che “il popolo aspromontano è importante per tutto il sud, perché è quello che tutti siamo stati. È quel tipo di cultura, completamente alternativa e opposta al modello occidentale, dominante per millenni ma da qualche secolo perdente e minoritaria. Cultura totalmente greca fatta di solidarietà, comunità, apertura e filoxenia. Noi eravamo tutti quel mondo che poi inizia a rimpicciolirsi a causa del tentativo di eliminare questa cultura. Si restringe, si restringe fino ad arroccarsi in Aspromonte ed arrivare ai giorni nostri. Soltanto in quei luoghi si conserva oggi quella lingua che i nostri avevano costruito grazie al rapporto uomo-natura. Un tesoro che è di tutti”.

L’appassionante discussione si è poi spostata sui temi più interessanti trattati nel libro ma anche su un’importante battaglia che Gioacchino Criaco sta combattendo, quella dell’istituzione nella locride di un distretto culturale che tanto benessere porterebbe in una delle aree più depresse d’Europa. “Locri ha un’area archeologica straordinaria, scavi, museo, teatro. A Bianco, nella villa romana di Casignano ci sono mosaici fantastici. A Monasterace c’è il sito spettacolare dell’antica Kaulon. I Bronzi sono stati trovati nella locride, così come I Dioscuri, il Cavaliere Marafioti, la Persefone. Abbiamo il mare, l’Aspromonte. Considerato che il Museo di Locri è stato raso al suolo per essere ricostruito, io dico perché non adeguarlo in previsione di un possibile passaggio dei Bronzi. Un distretto culturale avrebbe un impatto rivoluzionario”.

L’autore di “Anime nere” ha poi concluso raccontando di come la lettura lo ha salvato, cambiandogli la vita. “Non avevo mai letto un libro perché non c’erano i soldi per comprarli. Un giorno ad Africo, tra le baracche di eternit, fecero una biblioteca comunale e misero a gestirla una bellissima ragazza. Io entrai per lei e finii per leggere tutti i libri presenti. Ciò mi ha aiutato a capire quelli che erano i finti amici. Tanti dei ragazzi che sono cresciuti con me, invece, hanno fatto una brutta fine. Per questo motivo ho dedicato la mia vita a parlare ai ragazzi a rischio, attraverso i libri, il cinema ed anche la musica”.

Tanti gli applausi di un pubblicato rimasto letteralmente affascinato da ogni singola parola espressa da uno dei più grandi autori della narrativa italiana con ambientazione in Calabria.

Liber@Estate 2019, si è rivelata una grande successo e si concluderà Martedì 27 Agosto, presso la Rotonda di Copanello, alle ore 19.00 con una doppia presentazione, “Amore regalati” del professore Olimpio Talarico, e “Il mago di Nardodipace” del giornalista Francesco Pungitore.

Liber@estate 2019


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