Gentiloni: mai definito renziano ma Matteo ha fatto gran lavoro
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ROMA, 2 MARZO - "Non so se mi sono mai definito un renziano, ma ritengo che Matteo abbia fatto una straordinaria operazione di adeguamento dell'orizzonte culturale del Pd e un lavoro titanico a Palazzo Chigi": cosi' il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha spiegato i suioi rapporti con il segretario del Pd in un'intervista al Corriere della Sera. "Con tutte le evidenti differenze tra noi, e nonostante qualche occasionale divergenza di opinioni", ha aggiunto Gentiloni, "abbiamo dimostrato in questi 15 mesi di saper gestire i nostri rapporti e i nostri differenti ruoli con vantaggio per il Paese". [MORE]
Gentiloni ha spiegato la popolarita' che gli assegnano i sondaggi con il tentativo di "concentrarmi sui problemi del Paese, prima di tutto conoscendoli, di fare poche polemiche e molto gioco di squadra con i miei ministri, una squadra davvero di alto livello". A suo avviso le difficolta' del Pd hanno due cause principali: "La prima e' che governare costa in termini elettorali" e la seconda e' che "il Pd ha subito una sconfitta seria nel referendum, e purtroppo l'attuale legge elettorale ne e' una delle conseguenze. Questo ha indebolito molto noi e la leadership di Matteo Renzi".
Alle elezioni di domenica, ha avvertito il premier, "la vera competizione e' contro i populismi, quello dei Cinquestelle e quello che si e' insediato nel centrodestra, una anomalia in cui convivono il Ppe e gli estremisti di destra". "Mi sembra che si stia andando tra il disinteresse e il cinismo alle elezioni piu' importanti degli ultimi 25 anni, come se il voto fosse una gara di nuoto sincronizzato da guardare con distacco, tanto poi i giochi veri si fanno dopo. Non e' cosi'. Qui si sta decidendo se proseguire su una strada di economia di mercato, societa' aperta, welfare sostenibile, o se andare fuori strada".
Per Gentiloni "il rischio piu' grave sarebbe un'affermazione delle forze populiste, e si puo' evitare solo votando per la coalizione di centrosinistra perche' oggi queste idee prevalgono anche nel centrodestra". In caso di stallo dopo il voto, ha osservato, "un ritorno alle urne