Gasdotto tap: il Ministero dell'Ambiente esprime parere positivo sulla legittimità dell'opera
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Gasdotto tap: il Ministero dell'Ambiente esprime parere positivo sulla legittimità dell'opera

venerdì 26 ottobre, 2018

ROMA, 26 OTTOBRE – Il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha comunicato di aver trasmesso al premier Giuseppe Conte il parere ministeriale definitivo sulla legittimità della Valutazione d’Impatto Ambientale, rilasciata dal precedente Governo, inerente alla realizzazione del tratto finale del gasdotto tap, in costruzione sulla costa di San Foca, frazione di Melendugno (LE). In linea generale, il Ministro ha comunicato che dall’analisi effettuata non è emerso alcun profilo di illegittimità, essendo state regolarmente ottemperate tutte le prescrizioni giuridiche ed amministrative del caso.

L’ex generale dei Carabinieri ha voluto comunque sottolineare che la valutazione effettuata dal Ministero esula dal suo pensiero personale e dal suo convincimento politico circa l’opportunità di realizzare l’opera. L’analisi è stata dunque effettuata esclusivamente sotto il profilo della legittimità degli atti posti in essere per l’approvazione del progetto, senza entrare nel merito tecnico. La precisazione del Ministro si è resa necessaria dal momento che lo stesso Costa da molti mesi paventava pubblicamente dubbi sull’utilità pratica del gasdotto, ipotizzando che l’idea sia nata per motivi esclusivamente geopolitici ovvero per diminuire la dipendenza dalle forniture di gas della Russia, pertanto aveva a più riprese annunciato di aver intenzione di riaprire la procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale per effettuare controlli più approfonditi. In effetti, si tratterebbe di una grande condotta di gas naturale proveniente dal Mar Caspio (in particolare dall’Azerbaigian) e che ne permetterebbe l’afflusso in Grecia, Albania ed Italia, per poi consentirne eventualmente la vendita ad altri Stati dell’Europa centrale. A prescindere dalla maggiore indipendenza energetica dalla Russia, secondo il Ministro Costa e gli esponenti dei comitati anti-tap l’opera non avrebbe grande utilità poiché statisticamente i consumi di gas sarebbero in forte calo negli ultimi anni, anche nel nostro Paese.

Il titolare del Dicastero ambientale ha però dovuto rinunciare ad ogni contestazione in punto di diritto, affermando di aver lavorato insieme ai tecnici ministeriali per parecchi giorni ed in maniera ininterrotta, ma senza poter fare altro che constatare la legittimità delle procedure seguite (peraltro, vi è anche un procedimento amministrativo autorizzato e concluso nel 2014, su cui si era già espresso il Consiglio di Stato con sentenza 1392 del 27 marzo 2017, a sua volta confermandone la legittimità). L’ex generale dell’Arma ha precisato di aver ascoltato attentamente tutte le osservazioni provenienti dal territorio, sia dai portavoce pentastellati locali sia dal Comune di Melendugno sia dai comitati – i soggetti che con maggior forza si erano opposti alla realizzazione dell’ultimo tratto dell’opera – ma le varie contestazioni mosse nei confronti delle autorizzazioni amministrative non si sono rivelate efficaci.

A livello locale le critiche per la realizzazione della maxi-condotta restano forti, innanzitutto per l’ormai consueta contestazione dell’utilità dell’idea, secondo molti comitati basata su previsioni di livelli di consumo energetico mai raggiunti; in secondo luogo, gli enti locali avversano invece soprattutto la scelta del punto di approdo della tubazione, essendo San Foca una località ad alta vocazione turistica, in passato premiata con la Bandiera Blu Europea e con le 5 Vele di Legambiente, in cui però dovrebbe sorgere anche una grande centrale di depressurizzazione, occupando circa 12 ettari di marina con il rischio di un forte impatto ambientale. C’è da dire che tale punto di approdo fu scelto in luogo di Lendinuso, ipotesi iniziale che emerse dai primi studi di fattibilità, laddove nel 2008 in tale zona della provincia di Brindisi si scoprì la presenza di praterie di specie protette di posidonia marina e fu dunque impossibile proseguire senza il rischio che la Commissione Europea aprisse una procedura d’infrazione per violazione dei vincoli ambientali vigenti. Anche la Regione Puglia manifestò il suo dissenso all’approdo a San Foca, ma non propose soluzioni alternative fino all’approvazione del progetto con il VIA del 2014.

Sul tema del gasdotto, dunque, continua ad essere in atto un duro scontro politico all’interno della maggioranza tra i 5 Stelle – che in campagna elettorale avevano promesso di bloccarne definitivamente la realizzazione – e la Lega, che sarebbe invece intenzionata ad andare avanti velocemente sulla questione. Anche il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi (M5S), intervistata da Radio Capital, ha ribadito che se la Lega non fosse stata favorevole all’opera non ci sarebbero stati ostacoli politici per bloccare il progetto.

Nel frattempo, si registrano i primi movimenti presso il cantiere di Melendugno. I lavori dovrebbero cominciare in zona Masseria del Capitano, dove è prevista la realizzazione del terminale di ricezione, considerando che l’area di San Basilio (su cui si è lavorato nei mesi scorsi e dove avvennero le aspre proteste degli attivisti) è bloccata da un’ordinanza del sindaco locale, che ha vietato ogni attività a causa di un presunto inquinamento dei pozzi, mentre la zona della località Le Paesane è ancora sotto sequestro in virtù delle disposizioni della Procura di Lecce. A questo punto, però, se i 5 Stelle volessero insistere per evitare l’ultimazione del gasdotto, non potrebbero fare altro che convincere politicamente gli alleati leghisti o trovare ulteriori espedienti per temporeggiare e rendere impossibile il rispetto degli accordi internazionali con i quali lo Stato italiano si è impegnato a realizzare la condotta entro la fine del prossimo anno. Chiaramente, però, ciò minerebbe alle fondamenta i due maxifinanziamenti già concessi dalla Banca Europea degli Investimenti e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che ammontano rispettivamente a 1,5 ed 1,2 miliardi, ma rischierebbe anche di costringere lo Stato a dover corrispondere enormi risarcimenti ai fornitori di gas (il Consorzio Shah Deniz II) ed alla società appaltatrice dell’opera (la svizzera EGL-Axpo), con cui ci si è già impegnati contrattualmente. Naturalmente, ogni scelta decisiva è rimessa nelle mani del governo Conte, che avrà modo di esprimere tutte le valutazioni del caso.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: quotidiano.net


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