Franco Sicari "Itaca"
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Franco Sicari "Itaca"

venerdì 29 novembre, 2019

Itaca, luglio 2008 (Non mancava nessuno. C'erano tutti e l'isola, sempre calma e silenziosa, si era riempita di gente.) Lassù, sulla collina piena di ulivi, in una grande casa di campagna, dentro una stanza, Ulisse stava morendo! Sul grande letto,costruito 3000 anni prima sopra il tronco di un ulivo, giaceva supino, coperto da una veste candida. Si, era molto vecchio, più di tremila anni, vissuti sempre in prima fila, sempre protagonista in ogni tempo.

Il suo volto è scavato e le grandi braccia di un tempo, sono diventate solo ossa. La lunga barba bianca ed il suo misero corpo nell'attesa della morte che è giunta molto tardi ma finalmente è giunta. Non manca nessuno, e come sarebbe potuto mancare! Tutti tornati in vita un'altra volta per vedere finalmente il grande eroe morire e riposare in pace per sempre.

Tutti in silenzio ad aspettare, quasi impazienti perché deve morire ed avere una tomba tutta sua per essere pianto. Nausica, Calipso e Circe, sono vestite con lunghe vesti bianche, tutte bellissime! Ma ci sono tantissime altre donne, sconosciute, brune, nere e bionde vestite con costumi strani, di tutti i paesi del mondo.

Polifemo, in fondo alla stanza, piange e le lacrime scendono a fiumi dall'unico occhio.Chissà, se morto Ulisse, qualcuno si sarebbe ricordato più di lui. Minerva, Giove, Giunone e nettuno aspettano che la fine si compia tanto era diventato grande da oscurare la loro fama ed il loro potere. Il cavallo di legno è sulla sua destra,e non poteva mancare e sul cavallo c'e un burattino di legno col naso lungo. Pinocchio, resuscitato dalla folle mente del favolettaro, non puo mancare, nemmeno lui che ha rappresentato, anche, l'avventura e la favola. Tanta gente comune al suo capezzale!

In un angolo, sul carrozzone scoperto di mangiafuoco, c'era il capostazione Misitano ed il manovale Condello,col Ciorla e col Faustino che per non smentirsi,fischiava una nenia funebre mentre il capostazione ed il manovale giocavano l'ennesima partita a scopa. Il Ciorla aveva portato sulle spalle un solo pacco di biancheria ed aveva slacciato un drappo di stoffa rossa per coprire il corpo tutto ossa dell'eroe. Sul carro solo un piccolo folletto, piangeva. Piangeva come si piange veramente, ed i singhiozzi rompevano il silenzio della giornata calda dell'isola dell'egeo.

Piangeva e si avvicinava all'eroe e gli accarezzava il viso mentre i loro occhi si incontravano ancora per una volta per dettare il significato della vita che si apprende solo nell'attimo della morte. Piango e piano, piano il folletto, diventa uomo quasi vecchio, ormai ed il pianto diventa più forte. Ulisse, tenta di accarezzarmi con una mano, ma è debole e solo con la forza della mente mi dice che vuole morire e riposare perché la sua vita è diventata monotona perchè i mondi da vedere sono finiti e che non gli interessa più ripetere le stesse cose ogni giorno.

Mi copro gli occhi con le mani ed un attimo dopo mi vedo fanciullo, lungo la riva del mare Ionio, come in una bolla di cristallo. Poi il silenzio nella grande stanza e piano, piano tutti si allontanano. Sul carrozzone di mangiafuoco rimane solo un mazzo di carte. In lontananza si sente sferragliare il rapido Bari -Reggio Calabria, che per l'occasione è trainato da una locomotiva a vapore, e che veloce, transita, senza fermarsi, davanti alla salma di Ulisse. Giù, nelle viuzze strette di Itaca, un uomo scende verso il porto. E’ vestito con un vestito beige di lino sopra una camicia a quadri di Missoni. Accende una marlboro morbida ed aspira con voluttà il fumo azzurrognolo.

La nicotina ,attraverso i bronchi, giunge agli alveoli polmonari e poi nel sangue e attraverso la barriera emato-encefalica giunge nei neuroni. I circuiti si mettono in moto e lui pensa; fuma e pensa! Guarda il mare Jonio mentre la Marlboro si consuma ed i ricordi si accavallano e si intrecciano e scompaiono! Itaca diventa Bianco. E’ l’alba. Il mare jonio è vivo e cambia maestosamente di colore ogni battito del mio cuore! Ci sono di nuovo tutti mentre scorre un nuovo giorno carico di speranza e di Fede.        

Franco Sicari


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