Cultura e Spettacolo

Francesco Sicari: Girano... le pale al Capostazione Misitano!

Negli anni 60 non c'era "energia alternativa" perché c'era a mala pena l'energia elettrica che in Calabria era arrivata da poco ed in alcune case C’era una sola lampadina di 20 candele.

Il Peppeantoni, marito della Rosa (grande sfornatrice di pane di semola di grano), che aveva 2 stanze su 2 livelli, non potendo permettersi 2 lampadine, aveva praticato un buco nel soffitto delle dimensioni giuste per far passare una lampadina che tirava con un filo spostandola al piano superiore.

Sè il Peppeantoni, morto chissà da quanto tempo, avesse visto le pale girare sulle colline di Bianco sarebbe rimasto di sasso e non avrebbe mai creduto che le pale che girano creano corrente elettrica.

Invero a lui ed a quelli della sua generazione gli girarono forte le pale; tempi miseri per uomini miserevoli che si rompevano la schiena nei campi per poco o niente.

Sicuramente erano uomini, uomini con le palle e senza pale! Adesso guardiamo girare le pale degli altri, sulle colline, anzi spesso non girano perchè vento non c'è.

La fine di Aprile di tanti anni fa dolce era il pomeriggio alla stazione ferroviaria di Bianco ed il cielo era un inseguirsi di rondini e dalle vicine campagne arrivava il canto delle quaglie.

L'erba era cresciuta ed era alta e nascondeva le fave ed i piselli che erano maturi e gonfi.

Fave consumate con cipolla e frittole nella cena povera dei contadini del mio paese.

Qualcuno, dopo una giornata di lavoro nelle vigne, si sedeva sugli usci

per aspettare la cena.

Il capostazione Misitano era sull'uscio della stazione e stava fumando una Marlboro morbida.

Per chi non lo conoscesse bene sembrava un uomo di classe, pensieroso, di cultura; per mè che lo conoscevo bene, era un momento di noia della sua giornata.

Fumava e guardava, guardava e pensava con gli occhi fissi nel vuoto verso il mare Jonio che già incominciava a sbiancarsi.

Erano passati i treni più importanti e doveva giungere solo l'accelerato Reggio-Roccella alle 19,45 da cui sarebbe sceso il Ciorla.

Poi alle 21,00 il cambio.

Il manovale Condello contaggiato dalla noia del Capostazione aveva poggiato la testa sulla spalla , seduto sul tavolino della biglietteria.

Carte da gioco sul tavolo non c'erano ed era strano, molto strano.

Forse il gioco gli era svanito nelle mani o forse è quell'attimo di malinconia che ti colpisce sul far della sera e che per fortuna dura poco!

Un piccolo vortice di vento attraversa i binari e la stazione sembra svegliarsi.

Rino Grillo, cugino di mia madre, è fermo sotto la palma perché a momenti giungerà il treno da Reggio.

Ha indossato una giacca leggera di lino azzurro che risalta sulla sua testa calva.

Stefano S., titolare del piccolo bar della stazione, sta ordinando i tavolini perché tra poco chiuderà.

Il Mimmo R. sta abbassando la serranda del suo negozio da parrucchiere.

L'ultima cliente aveva fatto la permanente e nell'attesa aveva intavolato discorso con la cliente non lesinando proposte eleganti.

Sulla statale 106 nessuna auto, oramai.

Alle 20,30 tutti cenano e Bianco è silenzioso.

Il capostazione Misitano e il manovale Condello sono sull'uscio per aspirare l'aria dolce di una serata di fine Aprile di tanti anni fa.

La malinconia s'è dissolta e la voglia di vivere è tornata!

Quasi, quasi, prima del cambio si potrebbe fare una scopa breve di quelle che finiscono a 7. Dietro l’Aspromonte è rimasto il rosso del tramonto.

Francesco Sicari