Fiori rossi: Ankara tra Isis e strage di Stato.L'Iraq,intanto, bombarda Is:mistero sorte Al Baghdadi
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ANKARA, 12 OTTOBRE, 2015 - Dopo il terribile attentato di Ankara dove hanno perso la vita oltre 100 persone, con un bilancio destinato ad incrementarsi, domande e prime risposte si inseguono nel tentativo di comprendere le dinamiche che hanno comportato lo scoppio degli ordigni e la conseguente strage. La popolazione addita il primo ministro turco, lo chiama assassino, mentre, dal governo, iniziano a trapelare notizie sui profili degli attentatori e la loro possibile affiliazione al califfato islamico. [MORE]
VIOLENZE E DUBBI
Due scoppi ravvicinati secondo la tecnica dell'accerchiamento, due scoppi ravvicinati hanno intrappolato, sabato, centinaia di individui scesi in piazza, ad Ankara per manifestare, in nome della pace, con l'intento di chiedere la fine degli scontri tra il governo di Tayyip Erdogan e i separatisti curdi del Pkk. La prima bomba dietro il corteo, la seconda innanzi. Una tecnica studiata, spesso adoperata in attacchi di massa, dove lo scopo è generare confusione, terrore, costringendo le vittime in una morsa di sangue e fumo. Molte, le giovani vite spezzate, alto, il sacrificio che, ancora una volta, il popolo, deve pagare. Nelle ore successive all'attentato le reti Facebook, Twitter, i social, sono stati oscurati dal governo centrale, per evitare il virale susseguirsi di notizie. Nonostante questo, l'ashtag #AnkaraBombing è circolato, dando la possibilità a milioni di persone di visualizzare e diffondere le immagini dell'esplosione. Immagini di privati che hanno permesso di osservare i due scoppi principali, nonché alcuni fotogrammi ritraenti la polizia durante il lancio di lacrimogeni su i manifestanti (notizia confermata dal partito filo curdo Hdp). Immagini, video, dove cristallizzate rimangono il dolore, le lacrime dei molti e i dubbi di una moltitudine.
LA DOMENICA DI PIAZZA E LE IPOTESI
Dolore e dubbi che hanno spinto la popolazione a reagire la seguente domenica. Il popolo, riorganizzatosi ha dato vita ad una manifestazione di protesta, in memoria delle vittime, contro quel governo che ritiene primo carnefice. Non sono, infatti, mancati gli striscioni e gli slogan contro Erdogan, definito "assassino", quello stesso presidente che, mediante i portavoce e il primo ministro, avalla l'ipotesi di un attentato condotto da due kamikaze legati all'Isis, uno dei quali, forse, persino fratello dell'attentatore di Suruk. Sarebbero state ritrovate delle impronte parziali, sulla scena del crimine, che farebbero ipotizzare tale conivolgimento, hanno riferito le autorità. Dal premier Davutoglu, oltre la prima pista, Isis, sarebbero emersi altri due possibili mandanti, ossia il Pkk e i marxisti del Dhkp/C. Ma gli analisti internazionali, tendono ad escludere simili ipotesti ancor più per le vicine elezioni, previste per novembre. A far propendere gli stessi analisti per le tesi del "complotto governativo", invece, sarebbero il recente atteggiamento della Turchia, secondo fonti, favorente lo Stato Islamico, in Siria, nonché la chiusura delle frontiere, secondo l'accordo stilato con l'Unione Europea, per il respingimento dei profughi siriani e, "last but not least", il costante contrasto con il partito curdo dei lavoratori. Analisti che tendono a non escludere, inoltre, la possibilità di un coinvolgimento dei servizi segreti e delle forze nazionaliste.
RAID CONTRO IL PKK
Le violenze, dopo l'attentato, non sono cessate. Durante la notte, tra sabato e domenica, raid aerei hanno infierito sulle postazioni del Pkk ubicate lungo la zona sud-orientale della Turchia e settentrionale dell'Iraq. Bombardamento che è giunto dopo 24 ore dalla proclamazione del "cessate il fuoco" da parte del Partito Curdo dei Lavoratori. Astensione dai combattimenti, stabilita dal leader Pkk e prevista, "salvo per autodifesa", fino il primo novembre, giorno delle elezioni.
IRAQ, ISIS E IL DESTINO ENIGMATICO DI BAGHDADI
Intanto, l'Iraq, dopo aver subito i raid contro i curdi ha attivato la propria forza aerea, attaccando una colonna di mezzi appartenenti al califfato, nella zona Ovest del Paese. A diramare la notizia, l'Intelligence dei reparti speciali "Falchi". All'interno dei convogli doveva esser presente anche il califfo Abu Bakr al Baghdadi, vertice del sedicente stato islamico. "La sorte di Al Baghdadi non è chiara, anche se è stato visto mentre veniva portato via a bordo di un veicolo", si legge nella nota dell'Intelligence, mentre da fonti mediche e governative si apprende che otto membri dell'Isis, tra cui due dirigenti, Omar al Kubaisi e Saad al Karbuli, sarebbero stati uccisi durante il raid.
QUEL CHE RESTA: "UNA BOMBA CONTRO I NOSTRI CUORI"
"Una bomba contro la pace", "una bomba contro i nostri cuori", hanno titolato i maggiori giornali della Turchia, Hurriyet e Sozcu. #HayatiDurduruyoruz, "fermiamo la vita", dicono i cittadini comuni, esponendo drappi neri, sospendendo lezioni e attività ordinarie, in lutto, in segno di protesta. Il lutto nazionale terminerà martedì e per quanto i dubbi permangono e permarranno in merito i mandanti dell'attentato, per quanto ipotesi e illazioni si susseguiranno, l'amaro ricordo di una strage civile, una delle molte, ormai, non potrà che permanere e alimentare (e lo si auspica fortemente) un rinnovato bisogno di pacifica giustizia e necessaria umanità.
Fonte foto: si24.it
Ilary Tiralongo