Fini e Bondi, scontro show sul partito e le intercettazioni
Politica Lazio Roma

Fini e Bondi, scontro show sul partito e le intercettazioni

venerdì 2 luglio, 2010

La vera opposizione al governo, quella più chiara e diretta, dopo Di Pietro, la fa il presidente della camera Gianfranco Fini. La distanza tra il cofondatore del PDL Fini e Berlusconi è rimasta incolmabile e lo scontro con Bondi non è altro che una conferma.
Davanti a 200 spettatori Fini e Bondi hanno dato vita ad una discussione molto accesa su democrazia all’interno del PDL, intercettazioni, legalità e federalismo.[MORE]
Sulle intercettazioni il clima si fa più rovente, Fini afferma: “Non capisco se sulla legalità abbiamo tutti la stessa idea. Quando Grasso dice che così si archivia il concetto di criminalità organizzata, dice una cosa grave, vogliamo discuterne? Quale nesso c’è tra la necessità di una legge che limiti la pubblicazione degli ascolti sui giornali e il divieto di mettere una cimice nell’auto della moglie di un mafioso? Io non ho intenzione di far finta di niente”.
Bondi risponde “Ma sono mesi che ne parliamo.. nello specifico non lo so, non conosco il tema”. E Fini: “È grave, Sandro”. Bondi replica: “Non è che quel che dice Grasso adesso diventa il Vangelo. E dobbiamo cominciare col dire che il governo è in prima linea sulla lotta alla mafia”. Fini: “Allora ti dico anche questa: non si può far sempre finta di nulla di fronte a dirigenti di partito che restano tali pur essendo pendenti richieste di arresto nei loro confronti”, l’allusione a Cosentino è chiarissima e non ha bisogno Fini di fare nomi. E Bondi: “Non esiste una democrazia al mondo in cui i giornali pubblichino le conversazioni private”. E Fini: “Non esiste una democrazia al mondo in cui un segretario regionale e sottosegretario resti al suo posto nonostante una richiesta di arresto…”.
Bondi: “Gianfranco mi tiri in ballo questioni del partito, ma dovremmo difenderle quelle persone…sono innocenti”. Fini: “Bene: ma è un problema di opportunità politica”. E Bondi: “Andrebbero al potere i comunisti”. Fini: “Che c’entrano i comunisti? Io non voglio che ci sia il minimo sospetto che qualcuno si faccia nominare ministro per sfuggire al tribunale”. Di nuovo quindi il caso Brancher.
Due visioni completamente diverse di condurre un partito e un governo, di trattare la questione morale in politica e il garantismo, di garantire privacy o magistratura.
Una cosa non ci è chiara. Ma chi sono questi comunisti?
 


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