Figlia sciolta in acido, 1 anno con mio padre assassino per paura
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Reggio Calabria , 20 set. 2011 - A un certo punto, Lea Garofalo rinuncia al programma di protezione perche', spiega Denise, "Si sente lasciata sola dalle istituzioni, pensa che non serva piu' a niente" e, dopo trasferimenti, riavvicinamenti e violenti litigi, nel novembre 2009 decide di tornare in Calabria, ma prima vuole rivedere il padre di sua figlia, a Milano. A pesare su questa scelta, ipotizza Denise, [MORE]
"Nonostante io non volessi perche' la mia mentalita' non e' quella del mio paese", anche la voglia di tornare a una vita piu' vicina alla normalita': "A mia madre pesava non poter lavorare, diceva sempre che e' il lavoro a dare la dignita', e, a differenza mia, non si e' mai inserita socialmente nelle citta' in cui andavamo". Denise ricostruisce, infine, quel 29 novembre, quando il padre, che la lascio' dai fratelli per trascorrere qualche ora con la ex compagna, ando' a riprenderla in auto senza la mamma.
"Disse che avevano litigato, che lei aveva chiesto dei soldi, cambio' versioni. Con lui la cercai fino a notte, andai dai carabinieri per denunciare la scomparsa ma mi spiegarono che dovevo aspettare 48 ore, poi andai a dormire, non c'era piu' niente da fare". La consapevolezza di Denise, che oggi e' sotto programma di protezione, emerge quando il pm le chiede perche' mando' tanti sms sul cellulare della mamma che era spento: "Mi volevo auto - convincere che non l'avevano fatta sparire, anche se sapevo che non c'era piu' niente da fare".