Festival di Roma, Tales from the Dark terrorizza anche l'Occidente
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The Dark Side of the East al Festival di Roma. La giornata inaugurale della kermesse, giunta all'ottava edizione, di rosso ha conosciuto non solo il tappeto, ma anche il sangue degli episodi del film Tales from the Dark, progetto cinematografico affidato a sei registi di Hong Kong che hanno adattato la serie di romanzi horror pubblicati dalla scrittrice Lilian Lee, inizialmente in forma breve in un settimanale. Non solo action movie, dunque, nell'ex colonia inglese, che non si lascia nemmeno colonizzare pienamente dall'America hollywoodiana, mostrando un'identità stilistica certo variegata a seconda degli autori, come cinquanta sfumature di una stessa lama, ma nel complesso dotata di una propria patinata e tagliente cultura filmica. [MORE]
Una rapida ricognizione tra i tre episodi del primo lotto (si tratta di un dittico, a Roma le due parti sono proiettate in orari diversi) può contribuire ad una prima mappatura di queste esotiche lande dell'orrore. E di esotismo d'Oriente, in qualche modo, si può parlare per Pillow, di Gordon Chan, storia di una ragazza insonne con l'incubo che la pausa di riflessione col proprio partner si tramuti in addio. Le pillole per dormire non fanno effetto, mentre un miracoloso cuscino medicinale sortirà altri esiti. Anche collaterali. Bastano 30 secondi del film di Chan, il più elegante della triade, per capire che una carrellata in avanti in un film horror d'Oriente può riuscire più straniante e maleficamente vellutata del consumato restringimento di campo degli apprendisti stregoni di genere. L'episodio si sviluppa con deliberate fughe oniriche, in cui eros e thanatos, sesso e distruzione, paura e desiderio si annodano voluttuosamente, producendo un horror di traumi e rimozioni, persino delicato quando necessita di mostrare tutta la fragilità della giovane protagonista, Yee, ma capace di scatti di brutalità sia fisica che emotiva.
A giudicare dalla reazione del pubblico e della stampa che gremiva la Sala Petrassi dell'Auditorium di Roma, Hide and Seek di Lawrence Lau Kwok Cheong è l'episodio meglio predisposto alle sollecitazioni epidermiche. Sarà, forse, per i fantasmi bluastri di trucco più americaneggiante, o per il formato da classica ghost story che strizza l'occhio al topos orrorifico dei bambini spaventosi e spaventati. Congrega di adolescenti decide di darsi a giochi e scherzacci nell'ex scuola elementare, prossima alla demolizione, per festeggiare il compleanno di una delle ragazze. Ne vien fuori una seduta di nascondino, che si tramuta involontariamente in seduta spiritca. Più teso che spaventoso, anche per una dose di garbata ironia: non si può rabbrividere del tutto quando un fantasma ti passa la carta igienica da sotto la porta del bagno. Curioso notare che forme prenda l'immagine ectoplasmatica, nonchè lo stesso gioco del nascondino, negli anni duemila: i ragazzi si contattano in videochiamata dagli smartphone, con prevedibile comparsa di ospiti indesiderati nell'immagine del cellulare, rigorosamente sgranati e sul piano di fondo. Piccoli brividi.
Con Black Umbrella, Teddy Robin Kwan sceglie invece di effettuare un vero e proprio tuffo a volo d'angelo, anzi, di diavolo, nello splatter, con un'accorta sceneggiatura che prepara un truculento colpo di scena. Placido ma cazzuto ometto di mezza età gira per la città, di notte, con l'inseparabile ombrello nero, dispensando saggi consigli e compiendo qualche buona azione, nonostante il deprecabile degrado del contesto urbano. Ma i suoi modi urbani verranno messi a dura prova da una scaltra prostituta. Il male ha molte forme, innocue come quelle di un distinto signore, o banali come il volto dei microcriminali. Non c'è un vero climax: il grand guignol scatta come una ghigliottina, indugiando nel lago di sangue. Ogni episodio si conclude con una sagace morale: spirito e spiriti dell'Est.
(nelle foto: immagini dal film)
GENERE: Horror
REGIA: Gordon Chan, Lawrence Lau Kwok Cheong, Teddy Robin Kwan, Fruit Chan, Chi-Ngai Lee, Simon Yam
MUSICHE: Kenji Kawai
PRODUZIONE: EDKO Film, Movie Addict Productions
PAESE: Hong Kong 2013
DURATA: 87 + 114 Min
FORMATO: Colore
Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on Twitter