"L'ultima ruota del carro" di Giovanni Veronesi, un capriccio da commedia all'italiana
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L'ULTIMA RUOTA DEL CARRO DI GIOVANNI VERONESI, LA RECENSIONE. Film da riso amaro, ispirato alla storia vera dell'autista di Carlo Verdone, con una visione retrospettiva dei controversi decenni italiani in grado di ricadere con divertita lucidità anche sul contemporaneo.
Sei l'ultima ruota del carro, gli aveva detto il padre dopo una pagella insoddisfacente - con annesso sganassone. Da quel giorno, Ernesto (Elio Germano) impara il mestiere, ma di mestieri ne cambierà molti: aiuto-tappezziere, cuoco d'asilo, traslocatore, faccendiere in giacca e cravatta per un'azienda di dubbi ammanigliamenti con la politica, comparsa del cinema. Tutto questo mentre ha tempo di sposarsi, nonostante le pezze ar culo, con Angela (Alessandra Mastronardi), diventare padre, poi nonno - e tanto altro che non riguarda lo stato di famiglia. E che, indirettamente, riguarda lo Stato italiano, e lo stato degli italiani, che fanno da cornice ad un'umanissima vicenda di caduta e risollevamenti, baratri ed estasi, fallimenti e ripartenze, con la costante del riso. A volte amaro. [MORE]
CAMPIONI DEL MONDO IN RIMOZIONE TRAUMI - Stai a ride o stai a piagne? La domanda che Ernesto rivolge alla moglie, a capo di una delle tante "simpatiche" traversie, condensa l'agrodolce che insaporisce per tradizione la commedia all'italiana, e che nel film con Elio Germano si esprime a caratura media con brio più che con estro, con ironia più che con corrosività. Il viaggio di una vita dà la stura ad un percorso nei controversi decenni del Belpaese, con le proprie beghe ed i propri shock (la drammatica rievocazione del trauma di Aldo Moro), le inestirpabili abitudinacce (spassosa la sequenza della raccomandazione col finto esame da cuoco d'asilo) ed gli entusiasmi che fanno da panacea (la vittoria al Mondiale, e in generale il calcio che diventa una Bibbia: non c'è più religione).
AMICI MIEI CHE SI FANNO I CAZZI LORO - La cricca resta più o meno la stessa, negli anni, con qualche allentamento e qualche ritorno, e quell'effetto di genuino invecchiamento degli incorreggibili che ricorda un po' Amici miei di Monicelli, un po' C'eravamo tanto amati di Scola, la cui apertura storica viene ripresa senza l'incisiva critica politica, trasferita piuttosto sul piano del costume. Nè si ricade in sterile macchiettismo, e la lucidità non solo retrospettiva, ma anche proiettata sul contemporaneo di Veronesi, si avverte soprattutto nelle scene su Berlusconi, che hanno suscitato il divertito furore del pubblico del Festival di Roma. Imperdibile il monologo di Giacinto, l'amico di lunga data che ricompare puntualmente in occasione del compleanno del figlio di Ernesto, e che dice entusiasta del leader politico, al tempo dei primi segnali d'ascesa: "Quest’uomo è arrivato al momento giusto, piace perché sorride, è ottimista, sa parlare a tutti, anche per le donne sta facendo molto. E ha capito il valore dei giovani, infatti hanno al massimo 30 anni". Che stoccata: agli italiani. Proprio il personaggio interpretato da Ricky Memphis è emblematico: da bambino, sui campetti di terra battuta, non passava mai la palla ad Ernesto; da adulto, continua a smarcarsi e a correre da solista, pur con comparse strategiche che gli consentono di fare squadra nei momenti decisivi. Segue sempre l'ultima moda, in politica come nelle moto, ma ha un gran cuore: un italiano medio, un nel senso che è solo una delle tante medietà che rappresenta l'Italia, nazione dal cast multiforme e dalla sceneggiatura che, invertendo il rapporto cinema\realtà, sembra quella di una commedia dal gusto un po' acre.
Tratto dalla storia vera dell'autista di Carlo Verdone, Ernesto Fioretti, incrociato per caso da Veronesi in un autogrill, L'ultima ruota del carro si lascia alle spalle il grigio dei capelli dei protagonisti, ai quali, invece, non invecchia il sorriso, il grigio della polvere che ogni individuo mette sotto al tappeto, per farsi forza e continuare ad andare avanti anche in tempi di crisi - ma è sempre crisi; e soprattutto, una scena a naso in su, in una discarica, a guardare il cielo dal mare di rifiuti: quarantacinque anni dopo qualcuno prova a rispondere alla domanda di Ninetto Davoli a Toto', nell'episodio di Pasolini in Capriccio all'italiana: Che cosa sono le nuvole? Qualcosa da da guardare con ebbra meraviglia, anche quando stai nella 'monnezza.
USCITA CINEMA: 14/11/2013
GENERE: Commedia
REGIA: Giovanni Veronesi
SCENEGGIATURA: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna, Ernesto Fioretti
ATTORI: Elio Germano, Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele, Alessandro Haber, Francesca Antonelli, Maurizio Battista, Francesca D'Aloja, Luis Molteni, Dalila Di Lazzaro, Ubaldo Pantani, Massimo Wertmüller, Elena Di Cioccio
FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti
MONTAGGIO: Patrizio Marone
PRODUZIONE: Fandango, Warner Bros. Italia
DISTRIBUZIONE: Warner Bros Pictures Italia
PAESE: Italia 2013
DURATA: 113 Min
FORMATO: Colore
Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on Twitter