Femminilità nel 2012: i must hollywoodiani e la dittatura delle taglie zero
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ROMA, 30 NOVEMBRE 2012 - C’è qualcosa di profondamente sbagliato negli scheletrici modelli femminili imposti nella società moderna da vent’anni a questa parte, e sono sempre di più le donne che pagano il prezzo di questa mostruosa macchina che ingloba ragazze in perfetto peso forma e produce scheletri.
Siamo nell’era della dittatura delle taglie zero, in un mondo dove ossa sporgenti e guance scavate vengono considerati canoni di bellezza da raggiungere necessariamente, invece che sintomi di malnutrizione o, in alcuni casi, di nutrizione totalmente inesistente.[MORE]
È un dispotismo tutto al femminile, che tocca ogni donna d’occidente, intrappolata in un meccanismo sociale senza scampo, deciso ad imporre i suoi standard disumani dalle passerelle di moda, dalle pagine patinate delle riviste e dagli schermi delle tv e dei pc, approdando fino alle sale cinematografiche.
La magrezza eccessiva è il must che spadroneggia ad Hollywood e che, nell’era globalizzata della comunicazione istantanea e vuota, giunge ovunque arrivi l’influsso patinato del dorato mondo dello show business americano. Ed ecco allora che corpi come quelli di Calista Flockhart e Keira Knigltey diventano l’esempio da imitare e costituiscono la forma fisica alla quale ogni donna aspira.
È uno standard errato quello che si è imposto negli ultimi anni, ma che tuttavia continua a dettare regole ferree nell’universo femminile: ogni donna, dalla ragazzina quattordicenne alla casalinga trentacinquenne, ha guardato almeno una volta con invidia l’attrice filiforme in prima pagina sui giornali di gossip o protagonista del nuovo blockbuster hollywoodiano; donne che sorridono lontane dalle loro fortezze dorate, imprigionate in un mondo in cui essere magre fino all’eccesso costituisce quasi un dovere costituzionale.
È una gara a chi perde chili più in fretta, una maratona del dimagrimento che va avanti senza sosta: partecipare è un obbligo, chi si ferma è perduto, chi si astiene è condannato. Lo sanno bene le astenute hollywoodiane, le donne che hanno preferito un’alimentazione salutare al festival della fame e che sono quindi diventate il bersaglio preferito dei paladini delle taglie zero. Prima fra tutte la deliziosa Jennifer Lawrence, protagonista di The Hunger Games e candidata agli Oscar per Un Gelido Inverno, accusata da moltissimi esponenti della stampa americana di essere decisamente troppo grassa per Hollywood.
Le critiche piovono anche per tante altre meravigliose attrici in perfetto peso forma o orgogliose delle loro curve: da Salma Hayek a Katherine Heigl, da Jennifer Lopez alla neomamma Hilary Duff, arrivando alla stupenda Kate Winslet, icona incontrastata di femminilità, sulla quale sono piovute addirittura critiche redatte da un’illustre penna italiana: nel lontano 2000, un intellettuale nostrano del calibro di Umberto Eco, nel suo scritto La Bustina di Minerva, definì la Winslet di Titanic “grassottella e sudaticcia”, bollandola come una “ragazza da McDonald” in cui tante giovani americane potevano riconoscersi.
Sembra assurdo, invece è la nuova sconcertante realtà: la società moderna, condizionata in maniera pressoché assoluta dalle mode e dalle convinzioni imposte dai mass-media, sembra fatta su misura per le donne dalla taglia zero, siano esse delle attrici hollywoodiane, delle giornaliste di successo o delle semplici commesse. In ogni lavoro a contatto con il pubblico l’apparenza diventa il tutto, il bello conta più di ogni altra cosa e la magrezza è la condizione necessaria e sufficiente per essere considerati tali.
Non stupisce, allora, che i casi di anoressia siano, da alcuni anni a questa parte, drasticamente in aumento, e non solo fra le giovanissime, sempre più influenzabili e inclini ad imitare i modelli proposti da giornali e tv, ma anche fra le donne over quaranta, schiacciate dal peso dell’immagine in un modo che dell’immagine e dell’apparenza ne ha fatto un vessillo, spogliando l’idea del corpo femminile di tutto ciò che nei secoli l’ha naturalmente caratterizzato e riducendolo alla sua forma primaria, incompleta e vuota: un inquietante e malsano scheletro ricoperto di pelle.
«Non mi affamerò mai per un ruolo… Non voglio che le ragazzine dicano “Oh, voglio sembrare come Katniss, perciò salterò la cena”.»
-Jennifer Lawrence-
«Credo sia importante continuare a ribadire che la normalità non è quella che ci fanno vedere. Ad essere sincera, io neanche le conosco donne che portano la 38.»
-Kate Winslet-
(foto www.gq.com; nell’immagine Jennifer Lawrence)
(fonte La Bustina di Minerva; Elle Magazine; Vanity Fair Magazine)
Elisa Lepone