Federico Aldrovandi, l'atto definitivo per i quattro poliziotti
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BOLOGNA, 18 GENNAIO 2013 – Si attende martedì per l’atto finale di questa storia che dura da ormai sette anni e che vede coinvolti Federico Aldrovandi, diciottenne di Ferrara e quattro poliziotti: Enzo Pontani, Paolo Forlan, Monica Segatto e Luca Pollastri.
La vicenda iniziò il 25 settembre 2005 quando, il giovane Federico, uscito dal “Link”, un noto locale bolognese, dopo aver assunto sostanze stupefacenti e alcol in quantità non eccessiva, ma sufficiente a portarlo ad uno stato di sballo, incontra i primi due poliziotti. Questi lo hanno descritto come “un invasato violento, in evidente stato di agitazione” e, per questo, hanno chiesto rinforzi. Partito lo scontro con i poliziotti, il ragazzo muore. Secondo i primi riscontri, la causa del decesso sarebbe stata un “arresto cardio - respiratorio e trauma cranico - facciale” dovuto alle colluttazioni.
Ma la famiglia non ci crede. Dopo aver costato le lesioni sul corpo del figlio, ha richiesto una nuova perizia medica che, dal Pubblico Ministero, è pervenuta come "morte causata delle droghe assunte", mentre, dal medico legale, come “anossia posturale” provocata dalle ginocchia di uno dei poliziotti schiacciate sulle schiena del ragazzo. È già passato un anno da vicenda e da qui si sono aperti i processi e le inchieste che avranno una prima conclusione nel 2009. [MORE]
Il 6 luglio 2009, infatti, il giudice, Francesco Maria Caruso, ha accusato i quattro poliziotti di omicidio colposo, aggravato da un eccesivo uso delle armi – in quella notte si spezzarono due manganelli - con una pena di 3 anni e 6 mesi da scontare in carcere. Ma grazie all’indulto, approvato dal parlamento il 29 luglio dello stesso anno, non scontarono la pena. La vicenda non si è conclusa lì e, il 21 giugno 2012, la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna stabilita, nonostante l’indulto.
Ad oggi, il Tribunale di Bologna, sta cercando di dare un responso definitivo: la via del carcere, l’affidamento in prova ai servizi sociali (come suggerito dai difensori) o la detenzione domiciliare. Resta certi che Pontani, Forlan, Segatto e Pollastri saranno sospesi dal servizio, anche solo per i sei mesi che rimangono della loro pena.
Erica Benedettelli
[foto lettera43.it]