Fecondazione assistita, Strasburgo ribadisce la bocciatura della legge 40
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ROMA, 12 FEBBRAIO 2013 - Un'ennesima bocciatura alla legge italiana che regola la fecondazione assistita arriva oggi dalla Corte Europea dei Diritti Umani, la quale ha respinto il ricorso presentato dal Governo italiano contro una precedente sentenza emanata nell'agosto dello scorso anno dalla stessa Corte di Strasburgo.
Con la sentenza di agosto, la Corte si era pronunciata sul caso dei coniugi Costa-Pavan, coppia fertile ma portatrice di fibrosi cistica, dichiarando la legislazione italiana “incoerente” in materia di diagnosi pre-impianto e sostenendo il diritto della coppia di ricorrere alla fecondazione in vitro e allo screening embrionale. Rosetta Costa e Walter Pavan si erano resi conto di essere portatori di fibrosi cistica subito dopo la nascita del primo figlio, affetto da questa patologia. Desiderando un altro figlio, avrebbero voluto avvalersi delle tecniche di fecondazione assistita per evitare di dover ricorrere ad un aborto nel caso in cui il feto fosse risultato malato.[MORE]
La legge 40 del 2004, però, non prevede la possibilità per coppie che si trovano nella stessa situazione di poter accedere alla diagnosi pre-impianto, motivo per il quale i coniugi hanno ritenuto di dover chiedere il parere della Corte Europea dei Diritti Umani. La richiesta inviata a Strasburgo si basava su due principi contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: il “rispetto della vita privata e familiare”, contenuto all'articolo 8 della Convenzione e il “divieto di discriminazione”, espresso dall'articolo 14. La coppia, infatti, aveva deciso di rivolgersi alla Corte ritenendo di essere oggetto di una discriminazione rispetto alle coppie sterili o a quelle infertili, per le quali la legge prevede, al contrario, la possibilità di ricorrere allo screening embrionale.
La prima pronuncia a favore della coppia era arrivata in agosto, ma il Governo italiano aveva deciso di presentare ricorso contro quanto stabilito dalla sentenza della Corte. Il responso della Corte arrivato nella giornata di oggi respinge il ricorso presentato dal Governo e ribadisce il diritto dei coniugi Pavan di avvalersi delle tecniche di fecondazione medicalmente assistita per poter avere un altro figlio.
«È una vittoria della cultura laica e un'affermazione dei diritti delle persone che vorrebbero avere un figlio». Questo il commento a caldo degli avvocati Nicolò Paoletti, difensore della coppia, e Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni. «Con la bocciatura del ricorso del Governo da parte della Corte dei diritti dell'uomo la legge 40 dovrà essere adeguata alla Carta europea dei diritti dell'Uomo, prevedendo l'accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita anche per le coppie fertili portatrici di patologie trasmissibili ai figli».
Serena Casu