Fecondazione assistita, accolto il ricorso contro la legge 40
Salute

Fecondazione assistita, accolto il ricorso contro la legge 40

mercoledì 29 giugno, 2011

STRASBURGO, 29 GIUGNO – La Corte Europea dei Diritti dell'uomo ha accolto il ricorso presentato da una coppia italiana contro la legge che regola nel nostro Paese le tecniche ammesse per la fecondazione assistita. I coniugi, Rosetta Costa e Walter Pavan, hanno ritenuto di dover chiedere il parere della Corte di Strasburgo in merito alla possibilità di accedere alla fecondazione in vitro e allo screening embrionale, in quanto entrambi portatori di fibrosi cistica, una malattia genetica che si trasmette in un caso su quattro al nascituro.[MORE]

Dopo la nascita del primo figlio, affetto da tale malattia, la coppia si è resa conto di esserne portatrice. In previsione della nascita di un altro figlio, si è rivolta quindi a Strasburgo auspicando la possibilità di avvalersi delle tecniche di fecondazione assistita, per evitare di dover ricorrere ad un aborto nel caso in cui il feto risultasse anch'esso malato.

La legge 40 del 2004 (sulla quale si è espresso anche il popolo italiano con un referendum) purtroppo per i coniugi e per molte coppie nella loro medesima situazione, non permette questo tipo di diagnosi per le persone fertili – nonostante siano portatrici di malattie genetiche - prevedendo tale possibilità solo per le coppie sterili o infertili. La richiesta inviata a Strasburgo si basa su due principi contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: il “rispetto della vita privata e familiare” contenuto all'articolo 8 della Convenzione e il “divieto di discriminazione”, espresso dall'articolo 14. La coppia, infatti, ha ritenuto di essere oggetto di una discriminazione rispetto alle coppie sterili o infertili, le quali hanno, al contrario, la possibilità di ricorrere allo screening embrionale.

Alcune parti della legge 40, tra cui la norma che obbligava l'impianto simultaneo di tre embrioni, sono state abolite, perché ritenute incostituzionali, da una sentenza della Consulta del 2009. Per i casi simili a quelli dei coniugi Pavan, tuttavia, non resta che attendere la decisione definitiva di Strasburgo. Oppure, per chi può permetterselo, espatriare e sottoporsi a tali tecniche in uno dei Paesi che le ammettono. Per rimanere solo in Europa, è possibile avvalersene in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

Serena Casu

 


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