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TORINO, 16 GENNAIO 2017 - L'Italia rischia l'apertura di una procedura d'infrazione sul caso dei presunti software di FCA in grado di alterare le emissioni inquinanti della Fiat 500 X. Stamattina Berlino ha chiesto all'Ue di garantire il richiamo di 500, Doblò e Jeep Renegade per le presunte violazioni sulle emissioni. Inoltre, i tedeschi hanno anche accusato l'Italia di non rispondere alle obiezioni di Ue e della stessa Germania. [MORE]
L'esecutivo comunitario starebbe valutando di aprire la procedura di infrazione dopo la denuncia del ministero dei trasporti tedesco, notificata il 2 settembre 2016. La Commissione europea ha fatto sapere di attendere ancora "risposte convincenti" dall'Italia. La portavoce dell'esecutivo comunitario responsabile per i Trasporti, Lucie Caudet, ha ricordato che dal 2 settembre "è stato chiesto ripetutamente all'Italia di fornire informazioni convincenti" sul caso, informazioni che non sarebbero ancora pervenute.
Berlino contesta l'incompatibilità del modello Fca con gli standard europei. Il caso sollevato dai tedeschi non ha nulla a che vedere con le recenti accuse rivolte al gruppo dall'agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa), riguardanti presunti dati truccati su modelli prodotti in America.
La Commissione si rivolge ai governi in quanto sono i soli responsabili per i sistemi di certificazione delle emissioni delle automobili. Quando vengono presentate proteste formali, l'esecutivo comunitario è tenuto a verificarne la fondatezza, e nell'ambito di tali verifiche sono state chieste informazioni all'Italia.
E' intenzione della Commissione dirimere la controversia tra Italia e Germania "in tempi brevi", e se non dovessero essere fornite le informazioni richieste potrebbe anche essere aperta una procedura d'infrazione. Solitamente, dopo l'avvio della procedura, c'e' un massimo di 60 giorni per rispondere.
"Non ci sono dispositivi illeciti dimostrati, massima trasparenza, come noi rispettiamo loro loro devono rispettare i nostri dati" ha dichiarato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. "I tedeschi hanno detto - continua il ministro - che tra i dispositivi legali, quelli di protezione del motore, secondo loro ci sono dei comportamenti anomali su alcuni modelli Fiat, a noi non è risultato così. Hanno chiesto di poter avere i dati e noi li stiamo dando alla Commissione".
Delrio ricorda che "sono le autorità di omologazione di ogni Stato che decidono se un dispositivo è lecito o no. Come noi non abbiamo detto niente su Volkswagen, dobbiamo richiedere ed esigere la regola: quindi come come noi rispettiamo loro, loro devono rispettare i nostri dati". Poi, conclude Delrio, "ci confrontiamo perchè non c'è niente da nascondere, massima trasparenza".
Daniele Basili
immagine da zoom24.it