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ROMA, 6 GENNAIO 2013 - Sembra essere infinito il day after di Stefano Fassina dopo le sue dimissioni da viceministro dell’Economia. Così come infinito sembra il botta e risposta tra lui e il neosegretario del Pd Matteo Renzi.
La sfida tra i due, infatti, non sembra volgere al termine, piuttosto si profila un acerrimo duello da consumarsi in seno al Pd, ma con evidenti ripercussioni sul governo. E tra l’incudine e il martello, dovrà destreggiarsi il premier Enrico Letta che invano ha provato in tutti i modi a far fare retromarcia al dimissionario viceministro.
Non è stato così, Stefano Fassina non è arretrato di un solo passo dalla propria posizione, anzi. Libero da vincoli istituzionali ha rilanciato le proprie aspre critiche nei confronti di Matteo Renzi. Lo ha fatto, quest'oggi, attraverso le pagine del Corriere della Sera, rilasciando un’intervista che non ha bisogno di particolari interpretazioni.
Entrando subito nel merito della polemica scaturita dalle parole del sindaco di Firenze, quel «Fassina, chi?» che è diventata la famosa “goccia che fa traboccare il vaso”, Stefano Fassina afferma: «Renzi è un uomo brillante e parla con le battute. Io sono un grigio burocrate e parlo con i documenti. Il punto però sono i contenuti di quello che viene detto. E Renzi con quella battuta ha mandato un messaggio chiarissimo, ponendo una questione irricevibile di dignità personale e politica».
Tuttavia Fassina tiene ancora una volta a precisare che le sue dimissioni hanno una connotazione del tutto politica e non personale: «io ho dato le dimissioni perché si possa sciogliere l’ambiguità della posizione della segreteria del Pd rispetto al governo. Un’ambiguità che fa male al Pd, al governo e all’Italia».
Un’ambiguità la cui responsabilità, secondo Fassina, è da addebitare naturalmente a Matteo Renzi che «non solo ha il diritto, ma grazie al suo mandato così netto – spiega il dimissionario viceministro – ha il dovere di incidere sulla posizione del governo». Ma a tali parole ecco che Fassina fa seguire l’attacco più incisivo: «un conto è lavorare in positivo, per imprimere una svolta. Un altro sono le caricature distruttive da campagna pre elettorale, con il Pd di Renzi che rischia di comportarsi come il Pdl di Berlusconi negli ultimi mesi del governo Monti».[MORE]
Insomma, il messaggio di Fassina per Renzi è chiarissimo: non si può essere alla guida di un partito di maggioranza e lavorare ai fianchi lo stesso governo. «In questi mesi – ha aggiunto nell’intervista al Corriere – la fatica morale e politica di stare al governo e' stata molto elevata. Un segretario che ha avuto un consenso cosi' ampio deve imparare ad ascoltare. Altrimenti si rischia una deriva davvero pericolosa».
(Immagine da partitodemocratico.it)
Giovanni Maria Elia