"Estate 1938. L'amore oltre la Shoah" di Massimo Iannicelli
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L’amore si intreccia con la storia nel libro “Estate 1938. L’amore oltre la Shoah” di Massimo Iannicelli
LAMEZIA TERME (CZ) 6 FEBBRAIO - «Estate 1938. L’amore oltre la Shoah» è il titolo del romanzo scritto dal giornalista e scrittore lametino Massimo Iannicelli presentato nel salone della Chiesa del Rosario di Lamezia Terme alla presenza di un numeroso e qualificato pubblico. L’opera va ad arricchire il patrimonio storico e letterario sull’ olocausto subito dal popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale ampliandolo di nuovi contenuti atti a far cogliere aspetti poco sconosciuti e non riportati dai testi scolastici. Lo storico Antonio Bagnato, il critico letterario Tommaso Cozzitorto e lo scrittore Pasquale Allegro, nel ruolo di moderatore, hanno evidenziato, nei loro interventi, sia i temi storici che quelli inventati che si intrecciano mirabilmente rendendo più avvincente l’approccio alla lettura del romanzo. [MORE]
Ambientato tra la Calabria, l’isola di Lipari e il campo di concentramento di Auschwitz, il romanzo inizia con l’emanazione delle leggi antisemite in Italia, promulgate dal regime fascista il 15 luglio 1938, da cui deriva il titolo dell’opera. In questo anno, 2018, ricorre 80° anniversario della sciagurata iniziativa che portò devastazione e morte in tutta l’Europa. L’autore inserisce nel quadro storico, politico, ambientale e sociale di quegli anni, una commovente storia d’amore nata tra Matilde Elli, per metà ebrea, e il nobile ariano Michele Sarlo e anche altre piccole storie che agevolano la comprensione dei luttuosi e tragici avvenimenti di cui anche i civili furono vittime specie durante i bombardamenti o durante le rappresaglie tedesche senza che l’elemento storico prevalga mai sulla finzione letteraria.
«L’autore – ha affermato Tommaso Cozzitorto – riesce con grande sensibilità a mantenere l’equilibrio tra il racconto d’amore e la storia» delineando la drammatica situazione creatasi con le leggi razziali che per molti «diventarono strumento per ignobili scopi personali» coinvolgendo non solo gli ebrei ma anche altre persone come i cosiddetti rom. «Il dramma - ha continuato il critico letterario - produce dramma, il male genera male portato ai limiti estremi» come accade a Matilde, fatta legare per le mani al gancio di un tubo della grondaia del campo di Auschwitz e lasciata dal suo aguzzino, il dottor Mengele, all’addiaccio con piedi e gambe immersi nella neve, per vendicarsi del fatto che la donna , per poterlo denunciare alla fine della guerra, aveva scritto su un taccuino le sue disumane sperimentazioni di eugenetica sui bambini, scoperte casualmente da lei. Matilde morirà tra atroci sofferenze dopo alcuni giorni salutata per l’ultima volta dal padre, il direttore didattico Umberto Elli: anch’egli non farà ritorno a casa ucciso da un tenente delle SS, mentre marciava forzatamente verso la Germania all’arrivo degli alleati, nel tentativo di salvare un bambino dalla follia tedesca facendogli da scudo con il suo corpo. Cozzitorto ha messo in evidenza anche «lo stillicidio della dignità umana come avviene in Matilde che oltre, ad avere un carattere forte, è anche bella e leggiadra.
La distruzione della sua bellezza, a causa dell’inedia, del freddo e della mancanza di cure per l’infezione e la necrosi che avevano immobilizzato gli arti inferiori, diventa uno strumento di squallore usato nel campo di sterminio». Il libro ci induce a riflettere sul dolore che si trasforma in universale e «ci fa pensare - ha sostenuto Cozzitorto - che 6 milioni di persone hanno sofferto il dramma: persone uccise e disperse». Ma anche per chi è rimasto il dramma non si è concluso perché, spesso, la sua coscienza non riesce a sopportare ciò che è stato e l’unico conforto che gli rimane è la speranza di non vedere più certe cose. Ed è proprio la speranza di una nuova alba che suggella per sempre la storia d’amore tra Matilde e Michele interrotta da un crudele destino, ma « non era passata invano – scrive l’autore - perché aveva generato il frutto prezioso di Clotilde la quale, per il resto della sua vita, avrebbe continuato ad incarnare l’amore oltre la Shoah…».
Foto: Bagnato - Cozzitorto - Allegro - Iannicelli
Lina Latelli Nucifero