Espiazione di Ian McEwan
Cultura e Spettacolo Lazio Roma

Espiazione di Ian McEwan

sabato 12 aprile, 2014

Romanzo più importante di Ian McEwan, Espiazione (2003) vanta milioni di copie vendute ed è considerato uno dei migliori esempi di letteratura inglese contemporanea.

Briony è una ragazzina di tredici anni. Dalla fervida immaginazione, si diletta a scrivere racconti e scene teatrali. Proprio la sua curiosità e fantasia la porta a confondere le effusioni tra la sorella maggiore Cecilia e il figlio della domestica, cresciuto a casa loro come un fratello, Robbie. Non sarà solo questa l’incomprensione che porterà l’ingenua protagonista, crudele nella sua buona fede, ad accusare il ragazzo di molestie sessuali.

Robbie verrà arrestato e, per scontare gli anni di carcere, si arruolerà nell’esercito durante la seconda guerra mondiale. La sorella Cecilia si allontanerà da lei chiudendosi nel suo dolore e nella rabbia.
Il romanzo è suddiviso in tre parti: l’accusa, l’espiazione (ingiusta) di Robbie al fronte, l’espiazione di Briony che, per il senso di colpa, si dedicherà ai malati di un ospedale di Londra per poi, anziana, decidere di rivelare tutta la verità con la pubblicazione di un romanzo.[MORE]

Dalla penna precisa, delicata e struggente, Espiazione è un romanzo d’amore e di guerra. I personaggi hanno grande personalità e McEwan ha la capacità di rendere il lettore protagonista della storia, colui che sa tutto, ma che cerca di scovare nell’animo dei protagonisti la verità che, a volte, si maschera di finta immaginazione.

Quando un’ “innocente” bugia cambia le sorti di una famiglia, di un amore.

«Il problema di questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere perdono. Non c’è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c’è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei.»

Valeria Nisticò


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